Questo blog è stato realizzato da Salvatore Tamburro allo scopo di esporre la sua tesi di laurea in Economia e Commercio, dal titolo:  "La  Banca d'Italia, il Signoraggio e il Nuovo Ordine Mondiale".  "Essenzialmente, l'attuale creazione di denaro ex nihilo operata dal sistema bancario e' identica alla creazione di moneta da parte di falsari. In concreto, i risultati sono gli stessi. La sola differenza e' che sono diversi coloro che ne traggono profitto" (M. Allais, premio Nobel per l'Economia 1988)

29/07/07

TESI - Il Nuovo Ordine Mondiale (CAP.3)

1.NWO: NEW WORLD ORDER

Molte sono le teorie del nuovo governo mondiale, tanti i millantatori delle teorie rettiliane e sataniche che vedono l'esistenza di complotto che vuole distruggere l'uomo e la terra, per vederla sprofondare. In realtà questo è solo un aspetto dell'intero quadro che viene accentuato per manipolare la controinformazione, per renderla così assurda da trasformarla poi in eresia e screditarla, in quanto il vero obiettivo è il controllo del governo mondiale mediante strumenti che già conosciamo, che sono già nella nostra vita.

Il Nuovo Ordine Mondiale[1] è l’espressione di una èlite che aspira alla realizzazione di un unico Governo Mondiale, in cui concetti e realtà come "nazione" o "differenze culturali" sono cancellate per far posto a un unico concetto: "Un solo mondo, un solo popolo, un solo governo, un solo esercito, una sola moneta".

Sembra logico chiedersi perché non sarebbe meraviglioso immaginare un Nuovo Ordine Mondiale, un mondo in cui ci si senta ovunque a casa, in cui i vari Paesi e popoli vivono in pace perché hanno appianato odii atavici dettati solo dalla non conoscenza reciproca e da pregiudizi razziali,politici,religiosi o culturali.
Sarebbe meraviglioso un mondo in cui vivere in pace. Purtroppo gli intenti del Nuovo Ordine Mondiale non sono questi.

Il controllo totale è il punto cardine del nuovo ordine del mondo.
Una ristretta oligarchia ha in mano le sorti del mondo, detiene il potere di emettere moneta (che diverrà un'unica moneta), controlla i mercati internazionali (che diverranno un solo mercato globale), pilota i suoi burattini preferiti, i politici, che ha provveduto da tempo a suddividere in schieramenti apparentemente opposti.

Nessun popolo ha mai sentito parlare di NWO[2] dai media o dai propri governanti, ma il Nuovo Ordine del Mondo sta avanzando in modo inesorabile e sempre più veloce.

Gli eventi accadono a ritmo sempre più frenetico, in special modo dall'11 settembre 2001, "il giorno che ha cambiato il mondo", infatti un perenne stato di incertezza e paura è il leitmotif del Terzo Millennio, un perenne stato di emergenza che ha permesso a chi detiene il potere di attivare leggi restrittive della privacy, di diffondere ovunque un insopprimibile senso di inquietudine, tra falsi allarmi e "attentati sventati".

Nella storia del NWO rientrano le teorie sui Protocolli dei Savi di Sion, gli Illuminati, politici guidati da coscienze o ideali satanici, insomma tutte cose da valutare con grande discrezione per non cadere nella mitologia e in storie di pura fantasia, inventate senza nessun riscontro reale.

Infatti a proposito dei Protocolli dei Savi di Sion Cesare G. De Michelis ha dimostrato nel suo libro[3] , che i celebri Protocolli di Sion sono certamente un falso, con tutta probabilità redatto a Parigi tra il 1897 e il 1898 dalla polizia segreta zarista. Ciò non impedì tuttavia la loro immensa diffusione in tutto il mondo, le innumerevoli traduzioni, la deleteria influenza sull'antisemitismo di stato e la shoa e addirittura, in maniera inquietante, il loro rispuntare oggi negli ambienti dell'islam integralista e del neo-nazismo.

Però basta analizzare la cosiddetta “piramide del potere” per far ricredere gli scettici e provare come in realtà ci siano molti collegamenti tra politici, multinazionali, enti indipendenti che decidono gli aspetti più importanti dell’economia mondiale con gli ideali proposti dal Nuovo Ordine Mondiale.

Il dott. Richard J. Boylan, noto psicologo ed ufologo statunitense, prende in considerazione il cosiddetto "Governo Ombra", sviscerandone la struttura e le numerose ramificazioni. Con il suddetto termine viene indicato il gruppo di potere occulto che opera dietro le quinte dei governi ufficiali e della politica
internazionale. Una sorta di governo parallelo a quelli
legittimamente eletti dal popolo che si avvale di una clandestina e
ben organizzata rete mondiale.

"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto". Così si espresse Dr. Nicholas Murray Butler, presidente dell’Università di Columbia, presidente della Carnegie Endwment for International Peace, membro fondatore, presidente della Pilgrims Society e membro del Council on Foreign Relations (CFR) e capo del British Israel.

Secondo Giuseppe Cosco[4], taluni autori denunciano, sempre con maggiore insistenza, che è in atto una cospirazione superpolitica, "religiosa" o satanica che coinvolge l’alta finanza, le massonerie e l’integralismo islamico. I fili della storia, asseriscono questi studiosi, si tirano proprio nelle logge massoniche e nei consigli di amministrazione delle multinazionali e delle grandi banche. La Rivoluzione francese fu una congiura massonica, preparata da "società di pensiero" – uguali a quelle studiate da Augustin Cochin (1876-1916) – e da altri gruppi di pressione. La Rivoluzione bolscevica fu una congiura giudaico-massonica. Diversi storici sono convinti di questo. Lo stesso "Times" (10 marzo 1920) confermò il complotto: "Si può considerare ormai come accettato che la rivoluzione bolscevica del 1917 è stata finanziata e sostenuta principalmente dall’alta finanza ebraica attraverso la Svezia: ciò non è che un aspetto della messa in atto del complotto del 1773".

Estrema importanza assume, sempre al riguardo della rivoluzione russa del febbraio del 1917, il fatto che, non affatto casualmente, il governo fosse costituito principalmente da massoni, tra questi risaltava Kerensky. E’ anche rivelatore il libro "Rossija nakanune revoljucii" di Grigorij Aronson, che fu pubblicato nel 1962 a New York e che riporta delle missive di E. D. Kuskova, moglie del massone Prokopovic, legato da grande amicizia al confratello Kerensky. In una di queste lettere, datata 15 novembre 1955, si legge: "Avevamo la ‘nostra’ gente dappertutto. (...). Fino a questo momento il segreto di questa organizzazione non è stato mai divulgato, eppure l’organizzazione era enorme. Al tempo della rivoluzione di febbraio tutta la Russia era coperta da una rete di logge".

Il giornalista Maurizio Blondet, in un’intervista realizzata dallo stesso Cosco, espone i lati positivi e negativi del cosiddetto NWO.

Blondet cita tra gli aspetti positivi che essenzialmente il nuovo ordine mondiale è anche la libera circolazione dei capitali, prima ancora che delle merci, che vengono in secondo luogo e degli uomini che vengono in terzo luogo, perché si sa che il libero movimento di uomini è limitato negli Stati Uniti. Alla frontiera col Messico, per esempio, ci sono centinaia di chilometri di reticolati e di filo spinato, però, i capitali sono ben accetti. In questo nuovo ordine mondiale si esplicano fenomeni diversi, non tutti da condannare, in realtà. Va un pò rivista la posizione ideologicamente negativa. Il capitalismo, anche globalizzato, funziona, sta funzionando e non sempre male, ci sono paesi che se ne avvantaggiano e non sempre sono paesi del giro di quelli che contano, ma sono paesi che hanno visto risorgere o rivalorizzare le loro peculiarità culturali profonde. Questo, probabilmente, non era previsto. Per esempio, l’India è diventato uno dei massimi esportatori di software, perché tutti i giganti del software indiani appartengono alla casta bramanica, nelle cui famiglie si impara il sanscrito, cioè una lingua classica e, anche, il pensiero matematico in astratto. Questi parlano l’inglese e (soprattutto) costano un po’ meno sul mercato mondiale. Un altro paese, che si sta avvantaggiando, più di quanto si creda, è la Spagna. Anche qui per un fatto culturale preciso. La Spagna è un paese che per cinquecento anni ha avuto un impero. Attualmente ci sono 400 milioni di persone che parlano spagnolo. La Spagna sta diventando la potenza economica egemone sui mercati sudamericani. Banche spagnole si stanno comprando le banche argentine, venezuelane ecc.. La Spagna acquista, sempre più, la figura di madrepatria imperiale.

Ancora secondo Blondet, gli aspetti negativi sono invece già in corso e sono inquadrabili nell’eccesso di libera circolazione dei capitali puramente speculativi. Appena c'è stato un momento di panico questi capitali se ne sono andati da un minuto all'altro, perché, appunto, la moneta elettronica adesso si muove in telecomunicazione, lasciando paesi a secco, in grave crisi economica, paesi che si erano indebitati, perché stavano crescendo, si sono visti, improvvisamente, mancare la liquidità. Ci sono, poi, fenomeni della finanza più speculativi, praticamente si rivelano, alla fine, delle enormi bolle di debito inaccertabili, cioè, non contabilizzati da nessuno. Si ravvisano, altresì, pure, fenomeni particolarmente malvagi e sinistri in certi paesi dell'America Latina; penso alla Colombia. Ogni paese, Blondet afferma, dovrebbe specializzarsi nel suo vantaggio competitivo; chi sa fare bene le cravatte, come gli italiani, vende le cravatte e basta e non può fare aerei o cose del genere. La Colombia sa fare la coca. Un terzo del territorio colombiano è adesso controllato da un esercito guerrigliero, che esiste da sempre.

2.GLI ILLUMINATI

L’obiettivo degli Illuminati sarebbe creare un Unico Governo Mondiale ed un Nuovo Ordine Mondiale.

Come dice la parola stessa gli Illuminati sono i portatori di luce, quelli che sanno, ma la loro luce è, apparentemente, Lucifero o Satana. Appartengono a tredici delle più ricche famiglie del mondo e sono i personaggi che comanderebbero il mondo da dietro le quinte. Vengono anche definiti la Nobiltà Nera, i Decision Makers, chi fa le regole da seguire per Presidenti e Governi. La loro caratteristica è quella di essere nascosti agli occhi del pubblico. Il loro albero genealogico va indietro migliaia di anni e sono molto attenti a mantenere il loro legame di sangue di generazione in generazione senza interromperla.

Il loro potere risiede nell’occulto e nell’economia, uno dei loro motti è: “il denaro crea potere”. Possiedono tutte le Banche Internazionali, il settore petrolifero e tutti i più potenti settori industriali e commerciali; ma soprattutto sono infiltrati nella politica e comandano la maggior parte dei governi e degli organi Sovranazionali primi fra tutti l’ONU ed il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Un esempio del loro modo di operare è l’elezione del Presidente degli Stati Uniti, chi tra i candidati ha più sponsor sotto forma di soldi, vince le elezioni perché con questi soldi ha il potere di “distruggere” l’altro candidato.

Il candidato vincente è ovviamente sponsorizzato dagli Illuminati attraverso le loro molte organizzazioni di facciata; essi fanno in modo di finanziare entrambi i candidati, per mantenere il “gioco” vivo anche se loro hanno già deciso chi sarà il vincitore e a questo assicurano più soldi. I loro piani sono sempre lungimiranti, sembra che Bill Clinton fosse stato preparato alla missione di Presidente dall’entourage degli Illuminati fin da quando era giovane.

Come afferma Giorgio Bongiovanni[5] l‘obiettivo non può essere conseguito nel periodo di una vita, le sue origini sono antiche e risalirebbero al 1700 quando il complotto venne formalizzato, con l’elaborazione di veri e propri documenti programmatici. Nella prima metà del 1700 l’incontro tra il Gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale, porta alla redazione di un manifesto: “I Protocolli dei Savi di Sion[6]”. In ventiquattro paragrafi, viene descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto di un sistema economico. Sempre Mayer Amschel Rothschild aiuta e finanzia l’ebreo Adam Weishaupt, un ex prete gesuita, che a Francoforte crea un Gruppo Segreto dal nome “Gli Illuminati di Baviera”. Weishaupt prendendo spunto dai “ Protocolli dei Savi di Sion” elabora all’incirca verso il 1770 “Il Nuovo Testamento di Satana” un piano che dovrà portare, non più gli Ebrei ma un gruppo ristretto di persone (gli Illuminati o Banchieri Internazionali) ad avere il controllo ultimo del mondo intero. La strategia di Weishaupt era basata su principi molto fini e spietati. Bisognava arrivare alla soppressione dei Governi Nazionali e alla concentrazione del potere in Governi ed Organi Sovranazionali ovviamente gestiti dagli Illuminati.

Ecco alcuni esempi operativi sulle cose da realizzare per il conseguimento dei loro obiettivi:

  • creare la divisione delle masse in campi opposti attraverso la politica,

l’economia, gli aspetti sociali, la religione, l’etnia etc …se necessario armarli e provocare incidenti in modo che si combattano e si indeboliscano;

  • corrompere (con denaro e sesso) e quindi rendere ricattabili i politici o chi

ha una posizione di potere all’interno di uno stato;

  • scegliere il futuro capo di stato tra quelli che sono servili e sottomessi

incondizionatamente;

  • avere il controllo delle scuole (licei ed Università) per fare in modo che i

giovani talenti di buona famiglia siano indirizzati ad una cultura internazionale e diventino inconsciamente agenti del complotto;

  • assicurare che le decisioni più importanti in uno stato siano coerenti nel

lungo termine all’obiettivo di un Nuovo Ordine Mondiale;

  • controllare la stampa, per poter manipolare le masse attraverso

l’informazione;

Secondo Weishaupt, mettendo in pratica le sue raccomandazioni si doveva arrivare a creare un tale stato di degrado, di confusione e quindi di spossatezza, che le masse avrebbero dovuto reagire cercando un protettore o un benefattore al quale sottomettersi liberamente. Da qui il bisogno di costituire degli Organi Sovranazionali pronti a sfruttare questo stato di cose, fingendosi i salvatori della patria, per istituire un Unico Governo Mondiale .

Nel 1871 il piano di Weishaupt viene ulteriormente completato da un suo seguace Americano Albert Pike che elabora un documento per l’istituzione di un Nuovo Ordine Mondiale attraverso tre Guerre Mondiali. Il suo pensiero era che questo programma di guerre avrebbe generato nelle masse un tale bisogno di pace, che sarebbe diventato naturale arrivare alla costituzione di un Unico Governo Mondiale. Non a caso dopo la Seconda Guerra Mondiale venne fatto il primo passo in questa direzione con la formazione dell’ONU, che possiamo definire la polizia del mondo degli Illuminati. Tornando al pensiero di Pike, la Prima Guerra Mondiale doveva portare gli Illuminati, che già avevano il controllo di alcuni Stati Europei e stavano conquistando attraverso le loro trame gli Stati Uniti di America, ad avere anche la guida della Russia. Quest’ultima avrebbe poi dovuto interpretare un ruolo che doveva portare alla divisione del mondo in due blocchi. La Seconda Guerra Mondiale sarebbe dovuta partire dalla Germania, manipolando le diverse opinioni tra i nazionalisti tedeschi e i sionisti politicamente impegnati. Inoltre avrebbe portato la Russia ad estendere la sua zona di influenza e reso possibile la costituzione dello Stato di Israele in Palestina. La Terza Guerra Mondiale sarà basata sulle divergenze di opinioni che gli Illuminati avranno creato tra i Sionisti e gli Arabi, programmando l’estensione del conflitto a livello mondiale.
Col passare degli anni il Quartiere Generale di questo complotto passa dalla Germania (Francoforte), alla Svizzera, poi all’Inghilterra (Londra) ed infine agli Stati Uniti d’America (New York). E’ quindi dal 1700 che le famiglie degli Illuminati, generazione dopo generazione, influenzano la storia per raggiungere i propri traguardi. Ecco un elenco dei fatti principali che negli ultimi 3 secoli si pensi siano stati architettati, fomentati o finanziati dagli Illuminati: la Rivoluzione Francese, le Guerre Napoleoniche, la nascita dell’ideologia Comunista, la I Guerra Mondiale, la Rivoluzione Bolscevica, la nascita dell’ideologia Nazista, la II Guerra Mondiale, la fondazione dell’ONU, la nascita dello Stato di Israele, la Guerra del Golfo, la nascita dell’Europa Unita.

Gli Illuminati hanno costruito la loro rete di potere in quasi 300 anni. Ovviamente non potevano pensare di conseguire i loro obiettivi da soli, avevano ed hanno bisogno di una “struttura operativa”, composta da organizzazioni o persone che esercitando del potere operino più o meno consapevolmente nella stessa direzione. Gli Illuminati controllano o hanno i loro uomini ovunque, possiamo tranquillamente dire che sono i signori del mondo.

La loro strategia ha fatto leva su due capisaldi: a) la forza del denaro, con cui hanno costituito e controllano il sistema bancario internazionale; b) la disponibilità di persone fidate, ottenuta attraverso il controllo delle società o associazioni segrete (logge massoniche).

Queste ultime con i loro diversi gradi di iniziazione hanno garantito e garantiscono tuttora quell’alone di discretezza necessario al piano degli Illuminati.

Gli Illuminati, e chi con loro controlla queste Società, sono definiti satanisti e praticherebbero la magia nera. Il loro Dio sarebbe Lucifero e attraverso pratiche e riti occulti manipolano e influenzano le masse. E’ anche da questa scienza di tipo occulto, che gli Illuminati hanno sviluppato la teoria sul controllo mentale delle masse. Per chiarire ecco un esempio: a quanto sembra anche Hollywood, le maggiori case cinematografiche e discografiche internazionali, fanno parte della rete degli Illuminati. Molte volte i loro prodotti sono usati come strumenti di indottrinamento e agiscono in modo “invisibile” sulla psiche. Nessuno può negare che oggi esistono certi tipi di musica, privi di qualsiasi qualità, il cui unico effetto voluto è quello di provocare nei giovani apatia, robotismo, violenza ed essere uno stimolo all’uso di droghe.

Gli uomini che controllano gli Illuminati fanno parte di tredici delle famiglie più ricche del mondo. I loro nomi sono rimasti segreti negli anni e la leadership famigliare è stata passata da uomo a uomo generazione dopo generazione. Comunque nessun segreto può essere tenuto per sempre e anche in questo caso recentemente sono stati resi noti i loro nomi, grazie a qualcuno che, abbandonando l’ordine, ha deciso di cambiare vita e rivelare le informazioni più importanti. Ecco quindi le tredici famiglie che sembrano avere il compito di gestire il pianeta da dietro le quinte per condurlo al Nuovo Ordine Mondiale:

ASTOR
BUNDY
COLLINS
DUPONT
FREEMAN
KENNEDY
LI
ONASSIS
ROCKFELLER
ROTHSCHILD
RUSSELL
VAN DUYN

MEROVINGI
(famiglie Reali Europee)[7]

Massimo Introvigne[8], la pensa diversamente sugli illuminati, poiché li definisce “una società segreta ma non misteriosa".

Secondo Introvigne gli Illuminati sono nati il 1 maggio 1776 nello studio di Adam Weishaupt, docente di giurisprudenza all'Università di Ingolstad, in Baviera (Germania). Non avevano niente a che vedere con Galileo e Bernini, già morti da oltre un secolo[9]. Weishaupt, di idee illuministe e affascinato dalla massoneria, cercò subito degli adepti: con l'aiuto di 4 studenti, reclutò una cerchia di novizi ai quali fece credere che gli Illuminati avevano secoli di storia alle spalle e capi ai quali anche lui ubbidiva. L'intento dichiarato era il miglioramento morale dei membri, basato sulle dottrine del filosofo Immanuel Kant. Ma in realtà lo scopo di Weishaupt era la diffusione delle idee illuministe francesi e la lotta alla Chiesa cattolica. "La quasi totalità della setta, con le migliaia di affiliati e il controllo sui governi,però, esisteva principalmente nella sua testa" avverte Introvigne.

Secondo alcuni studiosi , pertanto, la storia degli Illuminati è in gran parte una montatura, o meglio una "storia mitica": come molte società segrete, negli anni si sono costruiti un passato nobile, ma del tutto falso. Un passato intrigante, con una genealogia importante, disseminata di diramazioni.

Basta collegarsi a Internet e cercare "Illuminati" con qualsiasi motore di ricerca per trovare migliaia di pagine di materiale. Dai simboli ai loro piani per il dominio degli Illuminati

3.IL GOVERNO INVISIBILE

3.1 Il governo ombra

Tra miti e false credenze è possibile però riscontrare diversi collegamenti che legano appunto il cosiddetto governo “ombra”, ovvero quello che prende le direttive alle spalle dei governi votanti, e le istituzioni sovranazionali, le cui riunioni sono spesso tenute segrete.

Il Governo invisibile sta operando in modo tale da creare uno stato di panico stabile e duraturo e una situazione di contrapposizione permanente che gli permetta di ottenere un successo decisivo e irreversibile sia sul piano politico (stato di polizia, censura, annullamento o limitazione della libertà personale, aumento dei controlli, messa al bando di gruppi minoritari dissidenti), sul piano militare (accentramento delle strategie, dei comandi, subordinazione di tutti gli Stati ad un comando centrale USA), sul piano economico (panico finanziario che ha permesso e permette a gruppi finanziari collegati di ottenere il controllo di strutture industriali, commerciali, di servizi con il minimo investimento; eliminazione della concorrenza utilizzando accuse di collaborazionismo terroristico; recessione per ridurre il potere di sindacati e organizzazioni padronali).

Come è constatabile dalle analisi storiche, con la fine della Secondo Guerra Mondiale l’Europa era devastata, dal punto di vista fisico, emotivo, mentale, spirituale ed economico.

Come dichiara David Icke[10] in un suo libro[11], Gli Stati Uniti erano il paese più potente della Terra. Avevano finanziato la guerra e, attraverso il sistema del prestito/concessine in uso di armamenti sula base del principio “prendi ora, paghi dopo”, l’Europa stava sprofondando nel debito verso i banchieri americani.

Secondo Icke la linea politica da attuare per realizzare gli obiettivi che il governo segreto avesse in mente era un avvicendamento di problema-reazione-soluzione: lo scopo primario era causare così tanti conflitti tra gli stati nazionali (il problema), da spingere la pubblica opinione a chiedere di adottare dei provvedimenti (la reazione), in modo che il governo ombra potesse allora svelare il suo piano a lungo termine che prevedeva la realizzazione di istituzioni globali centralizzate sotto il controllo di una ristretta cricca (la soluzione).

Riassumendo, i punti basilari del piano del governo occulto subito dopo la guerra erano i seguenti:

· introdurre un’autorità mondiale chiamata Nazioni Unite (con organismi associati come l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)), in grado di evolvere in un governo mondiale col potere di controllare vite umane.

· Continuare a causare conflitti nel mondo e a sfruttare la paura dell’Unione Sovietica (o del terrorismo) per aumentare in modo massiccio la spesa in armi nucleari e “convenzionali”, aumentando la richiesta di sicurezza globale.

· Creare tre regioni di “libero commercio” in Europa, nelle Americhe e in Asia, che inizialmente sarebbero state fatte passare per meri raggruppamenti economici ma che, a poco a poco, si sarebbero evolute in unioni politiche centralizzate (vedi Unione Europea), con una banca centrale e una valuta unica e sarebbero state un primo passo per l’introduzione delle stesse istituzioni su scala globale.

· Incrementare sempre di più il fardello del debito delle persone, delle industrie e dello stato, aumentando così il controllo esercitato su di loro.

L’approccio seguito per raggirare l’opinione pubblica fu quella di screditare lo stato nazionale. Su questo aspetto si soffermò, durante la guerra, l’economista e rifugiato tedesco Hans Heymann, che elaborò uno studio intitolato “Piano per la pace permanente” usando i finanziamenti messi a disposizione dalla Fondazione Carnegie per la pace internazionale. Heymann scriveva quanto segue nel suo “progetto di pace”:

Le nazioni hanno creato disarmonia internazionale nella vana convinzione che l’armonia nella nostra società si possa raggiungere su basi nazionali…Questo approccio limitato ci ha lasciato una grande speranza, e cioè che questa convinzione ingannevole sia valida solo durante un periodo di transizione…Dopo la debacle (la Seconda Guerra Mondiale) un’organizzazione internazionale sarà indispensabile per il benessere della società nel suo complesso “[12].

Cecil Rhodes, membro del Comitato dei 300, fondò la "Tavola Rotonda" in Inghilterra il 5 febbraio 1891. Tra i soci fondatori si furono Stead, Lord Esher, Lord Alfred Milner, Lord Rothschild e Lord Arthur Balfour

Nel 1945, la società segreta originale della Tavola Rotonda aveva due principali filiazioni: l’Istituto degli affari internazionali (RIIA) con sede alla Chatham House di Londra (che aveva ramificazioni in molte altre parti del mondo), e la filiale americana del RIIA, ovvero il Consiglio sulle relazioni estere (CFR) di New York (che disponeva di molte ramificazioni all’interno degli Stati Uniti).

Negli anni del dopoguerra, ad essi si unirono il Gruppo Bilderberg (Bil), la Commissione Trilaterale (TC) e il Club di Roma (CR), per formare una rete assai efficace di manipolazione, che includesse un elemento molto importante costituito dal governo segreto del mondo, un governo che è di gran lunga più potente di qualsiasi autorità eletta.

Figura n. 9Mappa sulle ramificazioni di Istituzioni sovranazionali

E’ possibile ritrovare i membri di queste organizzazioni tra i “consiglieri” politici e ai vertici della politica globale, delle banche, delle compagnie petrolifere, delle società multinazionali, dei media, dei dirigenti e dei giornalisti.

3.2 L’istituto Reale di Affari Internazionali (RIIA) e il Consiglio sulle relazioni estere (CFR)

Era il 1919 quando un piccolo gruppo di influenti banchieri, avvocati, politici e accademici, impegnati nei negoziati di pace a Parigi tra gli Alleati e le nazioni sconfitte nella Prima Guerra Mondiale, si incontrarono all'Hotel Majestic e raggiunsero un accordo eccezionale: decisero di creare una rete di "think tanks", una sorta di club o loggia esclusiva, grazie alla quale avrebbero disegnato il tipo di "Nuovo Ordine Mondiale" adatto per soddisfare gli obiettivi e gli interessi imperialisti globali dell'Alleanza Anglo-Statunitense.

A Londra questa organizzazione assunse il nome di Istituto Reale degli Affari Internazionali (Royal Institute of International Affaire, RIIA) mentre negli USA era conosciuta come Consiglio per le Relazioni Estere (Council on Foreign Relations, CFR) con sede a New York City.

Oggi il RIIA, patrocinato dalla regina, ha un’enorme influenza sulla politica britannica e mondiale.

L’Istituto nomina come “presidenti onorari” i Presidenti e Primi Ministri del Regno Unito e di altri paesi del Commonwealth”. I Presidenti, I primi Ministri e l’èlite politica di tutto il mondo partecipano alle conferenze indette dal RIIA, e spesso coperte dal segreto della “regola della Chatham House”, che recita:

“Quando si tiene una riunione, o parte di essa, sotto l Regola della Chatham House, i partecipanti sono liberi di usare le informazioni apprese, ma senza rivelare né l’identità né l’appartenenza politica degli oratori o di qualsiasi altro partecipante; è altresì proibito rivelare che l’informazione si è appresa a un incontro presso l’Istituto” [13].

Il RIIA è altamente selettivo ed è raro che rivelerà i dettagli relativi alle sue alte sfere. Visto che si tratterebbe solo di una “commissione di esperti” ci si chiede allora a cosa sia dovuta tutta questa segretezza.

I maggiori azionisti del RIIA sono: il Morgan Guaranty Trust di New York (J.P.Morgan), il Ministero degli Esteri e del Commonwealth britannico, il Ministro della Difesa; l’Ambasciata statunitense, la Società RTZ, la sudafricana Anglo-American Corporation, la British Petroleum; la Shell International, la Banca d’Inghilterra, la Barclays Bank, la Lloyds Bank, la National Westminster Bank, i fratelli Lazard, il Gruppo TBS,il giornale Economist, la Unilever, e tra le varie figura anche l’italiano Ente Nazionale Idrocarburi (ENI).

In pratica il RIIA è un luogo di incontro privato dove il “governo ombra” propina le sue idee sul NWO a un pubblico scelto e a quelli che hanno autorità nel campo dei media, della politica, dell’istruzione e del commercio. In realtà si tratta di un’organizzazione lobbista, che opererebbe a favore del NWO e di uno strumento attraverso cui si possono siglere accordie organizzare eventi all’insaputa sia del popolo che dei parlamenti eletti.

Il Consiglio sulle Relazioni Estere (CFR) sarebbe invece definito come il ramo statunitense del RIIA.

Sin dalla sua fondazione, ogni Presidente degli Stati Uniti d’America ha fatto parte del CFR, compreso George Bush e figlio; eccetto Ronald Reagan.

Fu proprio il CFR, con lo stimolo e il coordinamento del RIIA, a creare le Nazioni Unite (ONU), che succedettero alla Lega delle Nazioni.

Sia il RIIA ce il CFR avevano come inequivocabile marchio di fabbrica la strategia di voler imporre gradualmente un ordine politico socialista (apparentemente "democratico" ma in realtà sempre più autoritario) come strumento di controllo della popolazione. All'epoca questo progetto era promosso da coperture massoniche quali la Fabian Society, finanziata dal Gruppo della Tavola Rotonda (Round Table Group) creata, controllata e foraggiata dal magnate sudafricano Cecil Rhodes, dalla dinastia finanziaria dei Rothschilds, da diverse Logge Massoniche britanniche nonché dalla Corona.

Inizialmente il Council of Foreign Relations (CFR) ottenne sostegno dalle più influenti, ricche e potenti famiglie degli Stati Uniti: ad esempio i Rockfeller, Mellon, Harriman, Morgan, Schiff, Kahn, Warburg, Loeb e Carnegie (in particolar modo i Carnegie crearono una loro organizzazione nel 1910: the Carnagie Endowment for International Peace).

Una delle prime misure adottate da Council of Foreign Relations per manifestare ed estendere la propria influenza sulle diverse elite fu la pubblicazione di un giornale che rimane tuttora, a livello mondiale, la migliore cassa di risonanza per la geopolitica e la scienza politica: Foreign Affairs.

Tra i primi direttori del CFR c'era Allan Welsh Dulles, una figura chiave dell'intelligence statunitense che avrebbe poi consolidato la struttura investigativa della CIA per giungere infine all'Agenzia Nazionale per la Sicurezza (NSA), il giornalista Walter Lippmann, direttore e fondatore di The New Republic, un'armata di avvocati della multinazionale J.P. Morgan e i banchieri Otto H. Kahn e Paul Moritz Warburg, un emigrato tedesco benestante sbarcato negli States che ideò e promosse nel 1913 un progetto di legge alla base della creazione della Federal Reserve Bank, la banca centrale statunitense che da allora controlla la struttura finanziaria del nord America (e, di conseguenza, quella di buona parte del mondo). Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Federal Reserve Bank venne integrata dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, entrambe ideate, progettate e poi controllate da responsabili del CFR alla conferenza di Bretton Woods nel 1944.

Un altro membro nonché direttore del CFR fu Isaiah Bowman, geografo e presidente dell'American Geographical Society, leader del gruppo di esperti che, nel 1919, ridisegnarono la cartina dell'Europa Centrale dopo la Grande Guerra causando i seri disordini che avrebbero poi scatenato la Seconda Guerra Mondiale nel 1939. Furono due legali del CFR, Owen D. Young (presidente di General Electric) e Charles Dawes (importante avvocato di J.P. Morgan Bank), a ideare e promuovere il piano di ricostruzione post-bellico della Germania tramite i debiti imposti dal Trattato di Versailles. Furono i vertici della Federal Reserve (e membri del CFR) a generare le distorsioni monetarie che portarono alla crisi finanziaria del 1929 e alla Depressione. Furono i direttori del CFR, grazie ai mass-media da loro controllati (ad esempio i network radiofonici NBC, ABC, CBS e giornali come Washington Post, Wall Street Journal, Chicago Tribune e New York Times) a fare pressioni sull'opinione pubblica affinché gli USA interrompessero la propria politica isolazionista per portare la nazione in un'altra guerra europea, fortemente desiderata fin dai primi anni '30.

Sebbene l'opinione pubblica sappia poco a riguardo, il CFR è molto potente e la sua sfera d'influenza è cresciuta (assieme al suo prestigio e alle sue attività) così tanto da poter tranquillamente definirlo la vera "Mente Organizzativa del Pianeta" che controlla direttamente ed in modo silenzioso l'andamento di molti settori complessi e altamente instabili, quali quello sociale, politico, finanziario, militare ed economico, in tutto il mondo. Non ci sono popoli, regioni o aspetti della vita umana che possano sottrarsi alla sfera d'influenza del CFR. Ma la cosa davvero particolare è come questa organizzazione sia stata in grado di rimanere nascosta "dietro le quinte", il che la rende incredibilmente potente ed elusiva persino nei confronti dell'opinione pubblica statunitense.

Oggi il CFR è un'organizzazione prudente che può vantare, tra i propri 4500 membri, i migliori e più brillanti cervelli che operano assieme a potenti individui in grado di esercitare una pesante influenza nelle loro rispettive professioni, corporations, istituzioni e ambienti sociali o governativi. In questo modo il CFR riunisce alti funzionari di istituzioni finanziarie, giganti industriali, mass media, organismi di ricerca, università, organizzazioni militari oltre a leader politici, rettori universitari e rappresentanti di sindacati. I loro obiettivi di fondo consistono nell'identificare e valutare un'ampia serie di fattori politici, economici, finanziari, sociali, culturali e militari in ogni possibile aspetto della vita pubblica e privata all'interno degli USA, delle nazioni alleate e nel resto del mondo. Oggi, grazie all'enorme potere concesso dagli Stati Uniti, le attività del CFR coprono praticamente l'intero pianeta.

Oggi, infatti, possiamo trovare membri del CFR in molti posti decisionali strategici; è sufficiente fare qualche nome: David Rockefeller, Henry Kissinger, Bill Clinton, Zbigniew Brzezinski, Samuel Huntington, Francis Fukuyama, Paul Wolfowitz, Colin Powell, Condoleeza Rice, Richard Perle, Robert Gates, James Baker III, Stephen Hadley, Douglas Feith, L. Paul Bremer III, John Bolton, John Negroponte, l'ex capo di stato Madeleine Albright, il finanziere internazionale George Soros, il giudice di corte Stephen Breyer, l'amministratore delegato di CBS Kaurence A. Tisch, l'ex amministratore delegato di General Electric Jack Welsh, il presidente di CNN W. Thomas Johnson, l'ex presidente di The Washington Post / Newsweek / International Herald Tribune Katerine Graham (ed oggi suo figlio), il vicepresidente USA ed ex segretario della difesa nonché amministratore delegato di Halliburton Dick Cheney, l'ex presidente George H.W. Bush, l'ex consulente per la sicurezza del presidente Clinton Samuel "Sandy" Berger, gli ex direttori della CIA John M. Deutch e George Tenet, l'ex governatore della Federal Reserve Bank Alan Greenspan e l'attuale Benjamin Shalom Bernanke, l'ex presidente della Banca Mondiale James D. Volfensohn, l'amministratore delegato di CS First Boston Bank ed ex governatore della Federal Reserve Paul Volcker, i giornalisti Mike Fallace, Barbara Walters, Wolf Blitzer, i top-manager di Citigroup John Reed, William Rhodes, Stanford Weill e Stanley Fischer (n.2 del Fondo Monetario Internazionale), gli economisti Jeffres Sachs e Lester Thurow,l'ex segretario del tesoro nonché amministratore delegato di Goldman Sachs nonché direttore di CitiGroup Robert E. Rubin, l'ex segretario di stato e "mediatore" durante la guerra delle Folkland/Maldive tra Argentina e Regno Unito Generale Alexander Haig, il "mediatore" nel conflitto dei Balcani Richard Holbrook, l'amministratore delegato di IBM Louis V. Gerstner, il senatore democratico George J. Mitchell, l'ex rappresentante repubblicano Newt Gingrich, il generale Brent Scowcroft e Kenneth Lay (membro della Commissione Trilaterale e amministratore delegato di Enron, recentemente deceduto). E questi sono solo alcuni tra i molti[14].

Tutti i presidenti delle prime 500 corporation della classifica pubblicata da Fortune Magazine[15] sono membri del CFR e se sommassimo il valore di mercato di queste multinazionali otterremmo una cifra due volte più alta del prodotto interno lordo degli Stati Uniti; inoltre esse concentrano nelle mani di pochi una grossa parte del benessere e del potere nordamericano controllando tecnologie e risorse chiave in tutto il mondo; solo negli USA danno lavoro a 25 milioni di persone contribuendo all'80% del prodotto interno lordo. In pratica esercitano un potere gigantesco, in grado di influenzare gli USA e non solo.

Come spiega Adrian Sambuchi[16] è proprio in questo che risiede il segreto dell'enorme efficacia e potere del CFR: le sue decisioni e i suoi progetti vengono ideati e concordati in riunioni private, gruppi di studio, conferenze e task force. Ma quando giunge il momento di agire, questi piani vengono messi in atto dai singoli membri, ognuno grazie al proprio ruolo nelle organizzazioni più potenti, pubbliche o private. E si tratta di organizzazioni davvero potenti!

3.3 Il Gruppo Bilderberg

Il Gruppo Bilderberg (o conferenza Bilderberg) è una conferenza annuale, non ufficiale, ad invito di circa 130 esponenti, spesso con ruoli di rilievo nel mondo economico, finanziario o politico.

Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono sia oggetto di forte critica sia la fonte di molte teorie del complotto.

Il gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma prende questo nome solo nel 1954, quando il 29 maggio una quantità di politici e uomini d'affari si riunì a Oosterbeek, in Olanda all'Hotel Bilderberg: da cui il nome questa organizzazione.

I loro principali obiettivi sono un governo mondiale e un esercito mondiale sotto l'egemonia dell'ONU. Il gruppo è anche chiamato il "governo mondiale invisibile".

Un gruppo di consiglieri composto da un comitato di direzione (24 europei e 15 americani) decide chi sarà invitato alle riunioni. Però non tutti i partecipanti sono degli "iniziati". Possono solo rappresentare dei gruppi d'interesse o altre personalità[17].

Alcuni dei più importanti rappresentanti internazionali sono o erano:

Agnelli Giovanni

Brezinski Zbigniew

Bush George

Carrington Lord

Dulles Allen

Clinton Bill

Ford Henry II

Gonzales Felipe

Jankowitsch Peter

Kennedy David

Kissinger Henry

Luns Joseph

Lord Roll of Ipsden

McNamara Robert

Martens Wilfried

Palme Olof

Reuther Walter P.

Rockefeller David

Rockefeller John D

Rockefeller Nelson

Rothschild Edmund de Tindemanns

Warbug Eric D.

Warbug Siegmund

Worner Manfred

La creazione del Bilderberg è legata a due personaggi: Il Principe Bernhard von Lippe Biesterfeld d'Olanda, presidente del Bilderberg fino a quando nel 1976, e a Joseph Retinger, economista polacco di famiglia ebrea, cattolico, conosciuto come 'Sua Eminenza Grigia', che fu tra i fondatori e segretario generale fino al 1952 dell'United European Movement presieduto da Winston Churchill e finanziato dall'ACUE[18].

Il gruppo Bilderberg si riunisce una volta l’anno e sempre in gran segreto. Gli alberghi in cui avvengono questi incontri vengono fatti sgomberare completamente e vi rimangono solo i membri del Bilderberg e il personale alberghiero.

Durante le riunioni viene elaborata la strategia da attuarsi nei successivi dodici mesi per promuovere gli scopi del NWO, e le interazioni con le organizzazioni associate.

La riunione del Gruppo Bilderberg del 2006 si tenne nel lussuoso albergo Brook Street Resort, appena fuori Ottawa, dall’8 all’11 giugno. James Tucker riuscì a sapere dove e quando si riunì il gruppo Bilderberg.

Tucker è un giornalista dell’American Free Press[19] e ha dedicato la vita a carpire qualche segreto del Bilderberg, il segretissimo consesso dei potenti euro-americani. Gli invitati come al solito sono un centinaio o poco più fra i maggiori capitalisti, banchieri e miliardari vari dell’Occidente con il loro seguito di servitori di lusso: ossia politici, analisti strategici, sindacalisti di riferimento.

Tucker fa notare la regolarità magica di certe belle carriere politiche tra gli invitati al Gruppo.

Bill Clinton fu invitato alla riunione del Bilderberg che si tenne in Germania nel 1991. Nel 1992, ebbe la nomination come candidato presidenziale; qualche mese dopo, eccolo presidente degli Stati Uniti.

Tony Blair fu invitato al Bilderberg in Grecia nel ’93. Nel ’94, spontaneamente, i laburisti inglesi lo scelgono come capo del partito; e nel ’97 diventa primo ministro: primo tipo di socialista ultraliberista.

Un altro socialista, il francese Lionel Jospin, fu invitato al Bilderberg nel 1996. L’anno seguente diventò capo del governo francese e lo è stato fino al 2002. come Michel Rocard, membro assiduo del Bilderberg, e primo ministro dal 1988 al 1991. O come Paul Wolfowitz, viceministro Usa al Pentagono. Nel 2005 è stato invitato a parlare al Bilderberg, e poche settimane dopo è diventato capo della Banca Mondiale.

Romano Prodi fu invitato alla riunione del Bilderberg in Portogallo nel giugno del 1999: a settembre dello stesso anno, è diventato presidente della Commissione europea.

Tra i personaggi italiani che sono stati membri del Bilderberg possiamo citarne di vari. Umberto e Gianni Agnelli ne hanno fatto parte fino alla morte. E così molti personaggi dell’ambiente Fiat: da Renato Ruggiero, poi elevato alla presidenza del Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il poliziotto del governo mondiale e della globalizzazione, a Paolo Zannoni, vicepresidente Fiat (membro del committèe nel 1989) a Stefano Silvestri dell’Istituto Affari Internazionali, influente centro-studi finanziato dagli Agnelli. Per finire - non c’è da stupirsi - con Mario Monti, bella carriera giocata fra il pubblico e il privato, dalla Banca Commerciale Italiana alla Goldman Sachs alla Commissione Europea.

Altri noti italiani sono invitati al Bilderberg, più o meno regolarmente. Anche questa lista spiega molte cose.

Alfredo Ambrosetti, presidente del gruppo Ambrosetti e fondatore del Forum di Cernobbio, (un Bilderberg in piccolo), dove le direttive del Bilderberg vengono notificate ad una platea un poco più vasta e un poco più italiana.

Franco Bernabè, vicepresidente della Rotschild Europe, che è stato anche rappresentante speciale per la ricostruzione dei Balcani su mandato Confindustria.

Emma Bonino: convocata al Bilderberg nel ’97, e diventata commissaria europea.

Giampiero Cantoni, presidente della Banca Nazionale del Lavoro.

Innocenzo Cipolletta, direttore generale Confindustria.

Mario Draghi, attuale governatore della Banca d’Italia , e Paolo Fresco, successore di Romiti alla poltrona suprema della Fiat, già vicepresidente della General Electric, sezione europea.

Nella lista troviamo anche Rainer Masera, dell’Imi. Marco Tronchetti Provera.

E persino Walter Veltroni, invitato una sola volta, quand’era direttore del L’Unità.

Ancora possiamo trovare Tommaso Padoa Schioppa, attuale ministro dell’economia, uno degli inventori dell’euro, eurocrate al cento per cento.

Nell’anno 2007 il Gruppo Bilderberg si è riunito ad Istanbul dal 31 maggio al 3 giugno, in un incontro dal contesto sempre riservatissimo ma inerente temi di pubblico interesse.

3.4 La Commissione Trilaterale

La Trilateral Commission[20] (Commissione Trilaterale) è un'organizzazione fondata nel 1973 per iniziativa di David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, e di altri dirigenti del gruppo Bilderberg e del CFR, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski. La Trilaterale conta come membri più di trecento influenti privati cittadini (uomini d'affari, politici, intellettuali) dall'Europa, dal Giappone e dal Nord America, con l'obbiettivo dichiarato di promuovere una cooperazione più stretta tra queste tre aree (da qui deriva il nome Trilaterale).

Proprio Brzezinski scrisse un libro, intitolato Between Two Age: America’s Role In The Technetronic Era[21], in cui sostiene che “la sovranità nazionale non è più un concetto attuabile” e auspica con un movimento in fasi, “verso una più ampia comunità di nazioni sviluppate….attraverso una varietà di legami indiretti e di limitazioni che già si stanno sviluppando sulla sovranità nazionale”.

L'organizzazione ha circa 200 membri che, al contrario dei Bilderberger, lo sono a vita.

La Commissione Trilaterale controlla tramite i membri del CFR, l'intera economia degli USA con le lobby per la politica, i militari, il petrolio, l'energia e i media. I membri sono direttori d'azienda, banchieri, agenti immobiliari, economisti, esperti di scienze politiche, avvocati, editori, politici, dirigenti sindacali, presidenti di fondazioni e giornalisti.

3.5 Il Club di Roma

Il Club di Roma[22] fu fondato nell'aprile del 1968 dall'italiano Aurelio Peccei (manager della FIAT e amministratore delegato della Olivetti) e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, fra cui Elisabeth Mann Borgese. Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell'Accademia dei Lincei alla Farnesina.

È una associazione non governativa, no-profit, di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di stato di tutti e cinque i continenti. La sua missione è di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l'umanità si troverà ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili. In altre parole, il Club di Roma intende essere una sorta di cenacolo di pensatori dediti ad analizzare i cambiamenti della società contemporanea.

In realtà il suo fondatore, Peccei, era un ferreo sostenitore del governo mondiale e il suo Club di Roma ha messo a punto piani per riorganizzare il mondo in cinque regioni sotto il controllo di un’autorità mondiale centrale.

Peccei realizzò molti studi, tra cui Limits To Growth[23] (I limiti dello sviluppo) del 1972, sponsorizzato dai Rockefeller.

Sempre sotto la guida del Club di Roma venne prodotto un altro rapporto sull’ambientalismo; ovvero uno studio commissionato dall’amministrazione Carter, chiamato rapporto Global 2000, con lo scopo di dipingere un quadro globale di sovrappopolazione, scarsità di risorse e di cibo e pericoli ambientali che, secondo quei dati, avrebbero causato la morte di almeno centosettanta milioni di persone entro l’anno 2000.

Come ricorda Blondet, è al 24 aprile 1974 che risale il «Memorandum 200» per la Sicurezza Nazionale dal titolo eloquente: «Implicazioni della crescita mondiale della popolazione per la sicurezza degli Stati Uniti e i suoi interessi all’estero».

Da quel memorandum, Henry Kissinger proponeva: «lo spopolamento (depopulation) dovrebbe divenire la prima priorità della politica USA verso il Terzo Mondo».

Ciò perché «l’economia USA richiederà grandi e crescenti quantità di materiale minerario dall’estero, e specialmente dai Paesi meno sviluppati», la cui instabilità politica cresce con l’esplosione demografica.

«Poichè la diminuzione della popolazione può accrescere la stabilità, la politica demografica diventa rilevante riguardo alle risorse, forniture e interessi economici degli USA».

Kissinger trasformò poi questo memorandum in un vero manifesto ambientalista per il presidente Carter, che fu appunto il «Global 2000»: dove tra l’altro si contemplava la scarsità alimentare programmata per spopolare il terzo mondo.

E’ fondamentale citare che nel 1974, Kissinger e Scowcroft supervisionarono la pubblicazione dello Studio di sicurezza nazionale 2000, intitolato Implications of worldwide population growthfor US Security and overseas interests[24] . Oggi questo studio è stato reso di dominio pubblico e svela alcune delle autentiche motivazioni che si celano dietro l’entusiasmo americano nei confronti della riduzione della popolazione nei paesi in via di sviluppo.

In documento sostiene che una crescita demografica costante in queste regioni povere del mondo, aumenterebbe il potere politico, economico e militare di alcuni di questi paesi e porterebbe a richieste sempre più pressanti di controllo sulle risorse nazionali. Dietro queste parole, il vero significato che si nasconde è che questi paesi desidererebbero gestirsi le loro economie a proprio vantaggio e non a vantaggio dell’America. Per questo motivo ipotizza l’elaborazione di piani per eliminare la resistenza ai controlli sulle nascite.

I paesi a cui si riferiva lo studio erano in maniera particolare l’India, Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Messico, Indonesia, Brasile, Filippine, Tailandia, Egitto, Turchia, Etiopia e Colombia.

Sempre Kissinger affermò in questo studio che la vera ragione del controllo demografico non doveva essere rivelata ai capi di questi paesi.

L’idea di una eliminazione demografica forzata è da allora più volte riemersa.
Alcuni sostengono che il Club di Roma avesse anche elaborato una religione mondiale e adottato l'opinione sbagliata di una crisi energetica e di una sovrappopolazione sulla Terra diffusa dai media. Secondo William Cooper, a quanto pare svilupparono anche il virus dell'AIDS e lo fecero diffondere allo scopo di iniziare il programma di una grande pulizia razziale per il governo mondiale.

4. IL PROGETTO PER IL NUOVO SECOLO AMERICANO

Il Progetto per un nuovo secolo americano o PNAC (Project for the New American Century) è un istituto di ricerca con base a Washington.

Secondo alcuni giornalisti ed intellettuali questo progetto, che dispone anche di un sito internet [25], è in fase di piena attuazione e guarda caso molti dei suoi ideatori hanno o avevano una poltrona presso l’amministrazione Bush.

Fu fondato da Dick Cheney (vice-presiente USA) e Donald Rumsfeld (Segretario alla Difesa USA sotto l'amministrazione Bush jr., dal 2001 all'8 novembre del 2006, giorno delle sue dimissioni, rimpiazzato dall'ex direttore della CIA Robert Gates).

Il gruppo fu fondato nella primavera del 1997 come organizzazione non-profit, con l'obiettivo di promuovere "La leadership globale americana".

Il presidente è William Kristol, direttore di "the Weekly Standard" e corrispondente della TV FOX News. Il gruppo è un'iniziativa del New Citizenship Project, un'organizzazione non-profit fondata dalla Sarah Scaife Foundation, dalla John M. Olin Foundation e dalla Bradley Foundation.

I membri attuali e precedenti includono svariati deputati del Partito Repubblicano e dell'amministrazione Bush, compresi Paul Wolfowitz[26], Jeb Bush[27], Richard Perle[28], Richard Armitage, Lewis Libby, William J. Bennett, Zalmay Khalilzad, e Ellen Bork (moglie di Robert Bork[29]). Gran parte delle idee del PNAC e dei suoi membri sono associati col movimento neoconservatore.

Il PNAC ha sette membri del personale a tempo pieno, oltre al suo Consiglio di Amministrazione.

Il PNAC è piuttosto controverso. Alcuni hanno sollevato obiezioni sul fatto che il progetto fosse volto al dominio economico e militare di terra, spazio, e cyberspazio da parte degli Stati Uniti, così da instaurare il predominio americano negli affari globali (Pax Americana) per il futuro - da qui il termine "Nuovo Secolo Americano" basato sull'idea che il 20° secolo fosse il Secolo Americano. Alcuni analisti discutono sul fatto che la guerra USA contro l'Iraq, cominciata nel marzo 2003 con nome in codice Operazione Iraq Libero, non sia altro che il primo passo verso l'attuazione di questi obiettivi.

Il documento, intitolato Rebuilding America's Defences: Strategies, Forces And Resources for a New Century[30], fu scritto nel settembre del 2000, quando G.W.Bush non era ancora presidente, dal Project for the New American Century (PNAC), uno dei numerosi think-tank della destra statunitense.

Il testo fu redatto per un gruppo specifico di persone o meglio dagli stessi fondatori del PNAC; infatti esso è firmato da: Cheney, Rumsfeld, Wolfowitz, Jeb Bush, Libby (capo dello staff di Cheney).

Neil Mackay[31], scrivendo il 15 settembre del 2002 sul Sunday Herald, afferma che il progetto mostra come il gabinetto di Bush intendesse prendere il controllo della regione del Golfo, fosse o no al potere Saddam Hussein. Vi si legge: "Da decenni gli Stati Uniti tentano di giocare un ruolo più permanente nella sicurezza della regione del Golfo. Se l'irrisolto conflitto con l'Iraq offre la giustificazione immediata, la necessità per una consistente presenza americana nel Golfo trascende la questione del regime di Saddam Hussein".

Il documento PNAC conferma un "progetto per il mantenimento della supremazia globale degli USA, impedendo l'ascesa di una grande potenza rivale e modellando l'ordine e la sicurezza internazionali in linea con i principi e gli interessi americani".

Il progetto prevede la fissazione di quattro punti fondamentali per le forze armate USA:

  • difendere il territorio americano;
  • combattere e vincere in modo decisivo guerre simultanee sui principali teatri di operazioni;
  • adempiere a compiti di polizia legati alla creazione di un contesto sicuro in regioni critiche;
  • trasformare le forze armate americane per trarre vantaggio dalla “rivoluzione dell’arte militare”.

Il rapporto descrive le forze armate americane all'estero come "la cavalleria della nuova frontiera americana".

Il progetto PNAC conferma un precedente documento scritto da Wolfowitz e Libby secondo il quale gli USA devono "scoraggiare le nazioni industrialmente avanzate dal proporre la loro leadership o perfino ad aspirare ad un più ampio ruolo a livello regionale o mondiale".

Il testo, inoltre, prende di mira la Corea del Nord, la Libia, la Siria e l'Iran come regimi pericolosi, e sostiene che la loro esistenza giustifica la creazione di un “sistema mondiale di comando e di controllo”.

Il PNAC è pertanto un progetto sconvolgente per ideali nonché per gli esempi che si sono già avverati; inquietante quanto i suoi rapporti che auspicano l’egemonia statunitense su tutto il mondo, redatti da firmatari che hanno occupato e continuano ad occupare posizioni di potere rilevanti nel panorama economico, politico, militare e dell’informazione di massa degli Stati Uniti d’America.

5. LE ORGANIZZAZIONI “PUBBLICHE“ AL POTERE

Finora abbiamo analizzato quelle che per molti sono ritenute le organizzazioni segrete di cui si serve il cosiddetto “governo ombra”. Però, come sappiamo, esistono organizzazioni che tutti conoscono, come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio che operano per così dire “alla luce del giorno”.

Nonostante ciò la maggior parte della popolazioni ignora che queste organizzazioni sono spesso sovranazionali, anzi mirano proprio a scavalcare il potere di una singola nazione, imponendo, in nome dello sviluppo e della sconfitta della povertà, delle politiche economiche e sociali che si rivelano scellerate, danneggiando intere comunità nell’interesse di una ristretta cerchia di privati (politici, finanzieri, speculatori, multinazionali).

6. IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

6.1 Obiettivi e struttura

Il Fondo Monetario Internazionale[32] (International Monetary Fund, di solito abbreviato in FMI in italiano e in IMF in inglese) è, insieme al Gruppo della Banca Mondiale, una delle organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dalla sede della Conferenza che ne sancì la creazione.

L'Accordo Istitutivo acquisì efficacia nel 1945 e l'organizzazione nacque nel maggio 1946. Attualmente il presidente del FMI è lo spagnolo Rodrigo Rato in carica dal 4 maggio 2004.

L'FMI si configura anche come un Istituto specializzato delle Nazioni Unite(ONU).

Riportando dei dati possiamo dire che:

  • I Paesi membri sono 184
  • Totale quote al 31/12/2003 sono di US$ 316 miliardi
  • Prestiti in corso al 31/12/2003 US$ 107 miliardi a 87 paesi

Gli obiettivi[33] del FMI sono:

  • Promuovere la cooperazione monetaria internazionale
  • Facilitare l'espansione del commercio internazionale
  • Promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio, evitando svalutazioni competitive
  • Dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili, con adeguate garanzie, le risorse del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti
  • In relazione con i fini di cui sopra, abbreviare la durata e ridurre la misura degli squilibri delle bilance dei pagamenti degli Stati membri.

Gli strumenti con cui il FMI cerca di conseguire i suoi obiettivi sono:

Sorveglianza

  • Una volta l'anno il fondo fotografa la situazione economica di ogni paese membro Discute con le autorità locali le politiche che possono portare alla stabilità dei tassi di cambio e alla crescita economica Pubblica due volte l'anno il “World Economic Outlook” e il “Global Financial Stability Report”

Assistenza tecnica e formazione

  • Offerta in diverse aree (politica fiscale, politica monetaria e di tasso di cambio, supervisione e regolamentazione del sistema bancario e finanziario, statistiche)

Il Financial Sector Assessment Program (FSAP)

  • in collaborazione con World Bank, è stato lanciato dopo la crisi asiatica del 1999 e fornisce ai paesi una completa valutazione dei loro sistemi finanziari, contribuisce a creare standard e codici di best practices in fatto di politiche fiscali, monetarie e finanziarie.

Sostegno ai paesi con bilancia dei pagamenti in difficoltà; Assistenza finanziaria:

I prestiti del fondo sono subordinati agli “arrangements” approvati dall'Executive Board che contengono un programma economico formulato dal paese destinatario con la consulenza del fondo in una “lettera di intenti”. Le IMF facilities sono correlate al tasso di mercato (rate of charge) calcolato sulla base del tasso di interesse SDR:

  • Stand-By Arrangements (SBA) SBA è il più utilizzato, a breve termine (12-18 mesi), può essere esteso, ad alti livelli maggiorazione della q.i.
  • Extended Fund Facility (EFF) (dal 1974) Problemi strutturali alla bilancia dei pagamenti, durata 3 anni ammortamento in 4 ½-7 anni, estensione possibile, ad alti livelli maggiorazione della q.i..
  • Supplemental Reserve Facility (SRF) (dal 1997) Per contrastare massicci flussi in uscita di capitali (tipiche delle crisi degli anni 1990); importi molto elevati da ammortare in 2-2 ½ anni, estensione possible per ulteriori 6 mesi, quota interessi maggiorata del 3-5%.
  • Compensatory Financing Facility (CFF) (dal 1960) Per assistere i paesi in caso di inatteso deficit o in caso di aumento del costo dei cereali per fluttuazioni dei mercati delle commodity. Stessi termini finanziari della SBA senza maggiorazione di tasso di interesse.
  • Emergency assistance Per disastro naturale o conflitto. Soggetto al tasso base di interesse deve essere rimborsato in 3¼-5 anni.
  • Il “Poverty Reduction and Growth Facility” (PRGF), a basso tasso di interesse, inquadrato nel “Poverty Reduction Strategy Papers” (PRSPs), predisposto dalle autorità locali in collaborazione con il fondo, è il prestito disegnato per i paesi poveri, spesso nell'ambito del “Heavily Indebted Poor Countries (HIPC) Iniziative”; 77 Paesi soddisfano i criteri del PRGF (dato di marzo 2004) Criterio attuale: reddito (nazionale lordo) pro capite 2001 inferiore a US$ 865 (criterio World Bank di accesso ai prestiti) Tasso 0.5 % p.a. con rate semestrali decorrenti da cinque anni e mezzo dall'esborso con scadenza dieci anni Fino ad un massimo del 140% della quota IMF (185 % per circostanze eccezionali)
  • Heavily Indebted Poor Countries (HIPC) Iniziative In collaborazione con World Bank il Fondo lavora per ridurre l'indebitamento dei paesi poveri incoraggia l'inseriemento delle Collective Action Clauses (CACs) nelle nuove emissioni di obbligazioni con rischio sovrano.

Per ottenere l’accesso al credito le autorità locali devono concordare con il Fondo adeguate politiche economiche per il risanamento e per garantire la restituzione del prestito; l'impegno, esplicitato nella “Lettera di intenti” eventualmente corredata da un “Memorandum di politiche economiche e finanziarie”, è parte integrante del prestito.

Ogni membro può accedere al credito del fondo (SBA ed EFF), in un anno, fino al massimo del 100% delle quote sottoscritte e, cumulativamente, fino al massimo del 300%; l'ammontare dei prestiti può essere elevato in casi eccezionali.

6.2 Le critiche al FMI

Il Fondo Monetario Internazionale è fortemente criticato dal movimento no-global e da alcuni illustri economisti, come il Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che lo accusano di essere un'istituzione manovrata dai poteri economici e politici del cosiddetto Nord del mondo e di peggiorare le condizioni dei paesi poveri anziché adoperarsi per l'interesse generale.

Il sistema di voto, che chiaramente privilegia i paesi "occidentali", è considerato da molti iniquo e non democratico. Il FMI è accusato di prendere le sue decisioni in maniera poco trasparente e di imporle ai governi democraticamente eletti che si trovano così a perdere la sovranità sulle loro politiche economiche.

Il board esecutivo e il board dei governatori del FMI non danno a tutti i Paesi la stessa possibilità di essere rappresentati. L’assegnazione del numero dei voti è basata sul sistema “un dollaro un voto”, che quindi antepone la ricchezza alla democrazia. I paesi più ricchi controllano il board esecutivo sia in termini di seggi che di voti, nonostante il Fondo sia quasi completamente impegnato in Paesi a basso e medio reddito. Questo sistema, creato durante il periodo coloniale e controllato dai governi dei Paesi sviluppati, è inadeguato e necessita di essere radicalmente modificato.

Perciò molti economisti, rappresentati del governo e associazioni[34] chiedono una struttura del Fondo che sia realmente democratica, che abbia gli stessi standard di democrazia richiesti a livello nazionale. Per raggiungere questo obiettivo, si auspica l’adozione immediata di un sistema di voto a doppia maggioranza. Le decisioni dei board dovrebbero essere prese solo con il consenso della maggioranza dei governi membri e con la maggioranza dei voti a favore. Il sistema “un Paese, un voto” contro-bilancerebbe il sistema “un dollaro, un voto”. La combinazione dell’attuale sistema di voto con la richiesta di un accordo della maggioranza dei governi membri contribuirebbe a superare l’ineguaglianza che caratterizza il meccanismo decisionale del FMI.

Come espresso prima Joseph Stiglitz ha apertamente criticato l’operato del Fondo Monetario Internazionale.

Stiglitz ha rivestito ruoli rilevanti nella politica economica. Ha lavorato nell'amministrazione Clinton come Presidente dei consiglieri economici (1995 – 1997); alla Banca Mondiale ha assunto la posizione di Senior Vice President e Chief Economist (1997 – 2000), prima di essere costretto alle dimissioni dal Segretario del Tesoro Lawrence Summers.

Stiglitz esprime il suo disappunto per la politica del FMI nel suo libro intitolato "Globalization and Its Discontents"[35] ("La globalizzazione e i suoi oppositori"), dove analizza gli errori del FMI e della gestione delle crisi finanziarie che si sono susseguite negli anni novanta, dalla Russia ai paesi del sud est asiatico all'Argentina. Stiglitz illustra come la risposta del FMI a queste situazioni di crisi sia stata sempre la stessa, basandosi sulla riduzione delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali agli investimenti esteri. Tali scelte politiche venivano di fatto imposte ai paesi in crisi ma non rispondevano alle esigenze delle singole economie, e si rivelavano inefficaci o addirittura di ostacolo per il superamento delle crisi.

Stiglitz critica il FMI su diversi punti.

Analizzando la crisi dell’Est asiatico, Stiglitz ricorda che il 2 luglio 1997 crollò il baht[36] tailandese che segnò l’inizio della più grande crisi economica dai tempi della Grande depressione, una crisi che partendo dall’Asia sarebbe andata a colpire anche Russia e America Latina.

Il baht, che per dieci anni era stato scambiato con un rapporto di 25:1 rispetto al dollaro, dalla sera alla mattina subì una svalutazione di circa il 25 per cento.

Ormai la crisi è passata ma sfortunatamente le politiche imposte dal FMI durante quel periodo tumultuoso hanno peggiorato la situazione, e in molti casi hanno provocato addirittura l’inizio di una crisi: secondo Stiglitz una liberalizzazione eccessivamente rapida dei mercati finanziari e dei capitali è stata probabilmente la causa principale della crisi, sebbene vi abbiano condotto anche alcune politiche sbagliate condotto dai singoli paesi. Oggi gli esperti del FMI hanno riconosciuto molti errori, ma non tutti.

Si sono resi conto, per esempio, di quanto possa essere pericolosa una liberalizzazione troppo rapida del mercato dei capitali, ma è un cambiamento di opinione che arriva quando ormai è troppo tardi per aiutare i paesi in difficoltà.

Nei tre decenni precedenti alla crisi, l’Est asiatico non era soltanto cresciuto più velocemente di qualsiasi altra regione del mondo, più o meno sviluppata, riuscendo addirittura a ridurre la povertà, ma aveva anche acquisto stabilità e si era salvato dagli alti e bassi che caratterizzavano tutte le economie di mercato.

Tanto che quei risultati positivi vennero descritti come “il miracolo asiatico”.

Quando scoppiò la crisi però il FMI e il Tesoro degli Stati Uniti fecero aspre critiche contro questi paesi, incolpandoli di avere dei governi corrotti e urgeva una riforma radicale. Stiglitz però si interroga: “come è possibile che le istituzioni di questi paesi abbiano funzionato così bene per tanto tempo se sono marce e corrotte?” . La risposta si evinse chiaramente dalla relazione intitolata The East Asian Miracle[37] realizzata dalla Banca Mondiale su pressione dei giapponesi: quei paesi asiatici avevano avuto successo non solo malgrado il fatto di non aver seguito il diktat del Washington Consensus[38], ma proprio perché non li avevano seguiti; fu così evidenziato l’importante ruolo svolto dai governi.

Mentre le politiche del Washington Consensus mettevano in risalto la privatizzazione, i governi asiatici a livello nazionale e locale davano contributi per la creazione di imprese efficienti che hanno svolto un ruolo decisivo nel successo di alcuni di questi paesi.

Quando cominciò la crisi, l’Occidente non ne colse la gravità.

Il FMI per risolvere la crisi impose un’impennata dei tassi d’interesse e tagli alle spese, nonché di introdurre nei paesi cambiamenti sia economici che politici.

Il FMI stava fornendo miliardi di dollari a questi paesi, ma a condizioni di così ampia portata che i paesi che accettavano i finanziamenti finivano per rinunciare a gran parte della loro sovranità economica.

Nonostante ciò, i programmi del FMI sono falliti: avrebbero dovuto arrestare la caduta dei tassi di interesse, che invece si sono mantenuti in discesa, senza che il mercato abbia minimamente dimostrato di aver preso atto che fosse arrivato il FMI a “salvare la situazione”. Imbarazzato dal fallimento della sua ricetta il FMI ha puntualmente incolpato il paese di turno di non aver attuato sul serio le riforme necessarie. Con l’aggravarsi della crisi aumentò la disoccupazione: la percentuale di disoccupati era quadruplicata in Corea, triplicata in Thailandia e decuplicata in Indonesia.

Il rallentamento nella regione ha avuto ripercussioni globali:la crescita economica complessiva fu rallentata e, con questo rallentamento, sono crollati i prezzi delle materie prime.

Secondo il premio Nobel americano, a generare le crisi economiche dall’Est asiati all’America Latina, dalla Russia all’India, ritiene che la colpa vada imputata alla liberalizzazione dei movimenti di capitali. Secondo Stiglitz essa può creare rischi enormi persino in quei paesi che hanno banche forti, borse valori mature e altre istituzioni che molti di quei paesi in crisi non possedevano.

Nonostante egli esempi del passato, il FMI ripropone la sua ricetta di liberalizzazione dei capitali, nella bizzarra ipotesi che questa migliorerebbe la stabilità economica attraverso una maggior diversificazione delle fonti di finanziamento. Basterebbe però analizzare i dati relativi ai flussi di capitali per rendersi conto che essi hanno un andamento prociclico, cioè defluiscono da un determinato paese in tempi di recessione, proprio quando il paese ne ha più bisogno, e affluiscono verso il paese nel periodi di rapida espansione, esasperando le pressioni inflazionistiche.

Analizziamo due casi: la Corea del Sud dove è intervenuto il FMI e la Cina che scelse di non seguire le politiche del Fondo.

1. In Corea il FMI, nonostante conoscesse l’eccessivo indebitamento delle

aziende, insistette che fossero aumentati i tassi di interesse e ciò aumentò il numero delle aziende in crisi e, di conseguenza, il numero delle banche che si trovarono a gestire “crediti in sofferenza”. In pratica il FMI era riuscito a congegnare una contrazione simultanea tanto della domanda quanto dell’offerta.

Il FMI si giustificava dicendo che le sue politiche avrebbero aiutato a riportare la fiducia nei mercati dei paesi colpiti. Ma chiaramente un paese in peian recessione non ispira alcuna fiducia.

2. Confrontando quello che è successo in Cina invece, che come la Malesia scelse di non seguire i programmi del FMI, vediamo chiaramente gli effetti negativi delle politiche del FMI.

La Cina, del resto come l’India, fu uno dei grani paesi in via di sviluppo che è riuscita ad evitare la devastazione della crisi economica mondiale introducendo dei controlli sui movimenti dei capitali.

Mentre i paesi in via di sviluppo con mercati dei capitali liberalizzati hanno registrato un declino dei redditi, l’India è cresciuta di oltre il 5% e la Cina quasi dell’8%. Questi risultati notevoli sono stati seguiti non certo seguendo le ricette del FMI, bensì quelle dell’ortodossia economica che gli economisti insegnano da più di mezzo secolo. La Cina ha colto l’occasione di associare ai suoi obiettivi a breve termine quelli di una crescita di lungo periodo, stimolando una domanda enorme di infrastrutture.

Conn Hallinan è analista in politica estera al Foreign Policy[39], ed insegnante di giornalismo all’Università della California a Santa Cruz.

Hallinan scrive che l’ultima vittima in ordine di tempo del FMI si stata appunto l’Argentina: la terza economia, per importanza, dell'America Latina è stata fatta deragliare dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale che hanno già devastato popolazioni ed economie da Mosca a JaKarta riempiendo al contempo i forzieri delle banche e delle organizzazioni finanziarie.

Secondo Hallinan il mito più diffuso riguardo al FMI è che si tratti di un organismo “internazionale". Infatti, ha molti membri ma gli Stati Uniti ed i suoi alleati prendono tutte le decisioni. L'Olanda, ad esempio, ha più potere di voto della Cina e dell'India. "Internazionale" sarebbe quindi una comoda finzione che permette all'organizzazione di evitare il controllo del Congresso. Quello che il FMI fa è di fare un'offerta che non è possibile rifiutare. Quando L’Argentina attraversò un periodo economico burrascoso all’inizio degli anni ’90, il Presidente Bush (senior) e il Fondo offrirono un prestito condizionato all’ancoraggio del Peso Argentino al Dollaro, alla totale privatizzazione di banche e servizi, alla rimozione di dazi doganali ed alla liberalizzazione della circolazione dei capitali.

L’Argentina ha abboccato e i capitali stranieri sono affluiti. Per alcuni (i benestanti) l’economia decollò, ma legare il peso al dollaro ha reso le esportazioni argentine proibitive mentre l’inondazione di importazioni estere a basso costo ha minato la base industriale del paese: chiusura di fabbriche, diffusione della disoccupazione ed implosione del debito. La libera circolazione dei capitali ha permesso a compagnie straniere di spillare profitti all’estero ed ha aperto le porte ai “vulture funds[40], che hanno acquistato gran parte del debito per fare il colpo grosso con gli elevati tassi d’interesse.

Il fondo Toronto Trust Argentina[41] ha avuto un ritorno del 79,25% sui debiti acquistati pari a trenta volte quello che avrebbe realizzato con i Bonds del tesoro statunitensi.

L’effetto delle privatizzazioni proposte dal FMI portarono una compagnia francese ad acquistare gli acquedotti del paese e aumentare le tariffe del 400%.

L'Argentina era guardata dal mondo come il paese dove il pensiero unico del F.M.I. e della Banca Mondiale aveva vinto. Un miracolo economico! Ma le privatizzazioni prima o poi finiscono, lo squilibrio commerciale resta, lo Stato deve drenare denaro sui mercati internazionali attraverso prestiti internazionali in valuta, ad ogni giro i tassi salgono e il rating diminuisce. I tassi alti scoraggiano l'economia e per tre anni l'Argentina va in recessione. Le Grandi Famiglie (3% della popolazione) incominciano a cambiare i pesos in dollari. Servono altri prestiti, sempre più cari. A questo punto scoppia la crisi finanziaria. Nessuno presta più soldi all'Argentina che è costretta a tagliare del 13% i salari pubblici e a bloccare totalmente la spesa pubblica.

Neanche questo basta, ed ecco l'F.M.I., caritatevole, giungere in soccorso, prestando 8 miliardi di dollari . con una clausola, però, che l'Argentina aderisca al FTAA[42] cioè si apra al libero scambio con gli USA. Doppia trappola: il deflusso di dollari non potrà che aumentare, per il libero scambio e in più si mette in ginocchio il Brasile e si fa saltare il Mercosur[43].

La crisi finanziaria argentina è solo rimandata di qualche mese: una boccata d'ossigeno per l'UBS, Citygroup e Chase Manhattan e altre grandi banche che hanno ancora qualche mese per `securizzare' i propri crediti, cioè farli scomparire nel risparmio gestito di fondi pensione. Quando la stessa cosa avvenne in Messico nel 1995 a rimetterci fu il Fondo Pensione degli Insegnanti della California! Ma ormai è fin troppo chiaro: le ricette virtuose del F.M.I. sono catastrofiche.

Dopo il Sud Est asiatico e la Russia hanno rovinato il Sudamerica. Ma la grande fornace di Wall Street ha bisogno di capitali esteri che tengano su i corsi azionari e quindi `mors tua vita mea'! .Meraviglie della globalizzazione dei mercati finanziari!

Ma a dicembre del 2001 la crisi esplode senza remissione.

Prima l'annuncio del default sul debito, bonds sovereign e local market instruments collocati compiacentemente sui mercati internazionali per un valore di oltre 58 miliardi di dollari vanno in default. Il Ministro dell'Economia Domingo Cavallo tentò un ultimo colpo da presitigiatore finanziario: lo Swap[44] del debito. Tassi al 7% invece del 30% e più e allungamento delle scadenze. I `mercati' rispondono picche e non accettano. Gli argentini così incominciano a dubitare che un dollaro valga un peso. Le banche sono prese d'assalto per cambiare pesos in dollari. I capitali defluiscono e con essi la possibilità di far fede agli impegni assunti con il F.M.I. In più la crisi riduce i profitti e i consumi. Crollano dunque anche le entrate fiscali e l'obiettivo del `deficit di bilancio zero' torna ad essere quello che era sempre stato: una pura.

Si limita la possibilità di ritirare denaro a 1.000 dollari mese. I bancomat vengono presi d'assalto e presto vanno in Tilt. Ormai è crisi di liquidità. Il F.M.I. nega la `tranche' di oltre 1 miliardo di dollari dell'ultimo accordo di sostegno. Anche loro sanno che sarebbe ormai solo una goccia in un mare di debiti.

Iniziano gli assalti ai supermercati e la crisi che tutti conosciamo.

Il crac in Argentina non può essere imputato semplicemente alla corruzione nazionale ma al sistema “politico” del FMI che, invece di sostenere una partecipazione vera nello sviluppo della nazione, ha introdotto meccanismi monetaristici che hanno portato alla rovina economica il paese.

Tra Paesi che soccombono in crisi finanziarie, c’è invece un paese che si libera dal debito nei confronti del FMI e Banca Mondiale, ovvero il Venezuela del Presidente Hugo Chavez.

Come riporta la rivista Aprileonline il 18 aprile del 2007: “Il paese estingue il debito con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Adesso un altro obiettivo: la costituzione del Banco del Sur. Dal ministro delle Finanze arriva la conferma: "Il Venezuela è libero e grazie a dio i venezuelani di oggi e quelli che stanno per nascere non hanno nemmeno un centesimo di debito con questi organismi capeggiati dai falchi statunitensi" ha fatto sapere Rodrigo Cabezas, che ha aggiunto: "Con il pagamento dell'ultima rata di debito il Venezuela ha recuperato interamente la sua sovranità". “.

7. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO

L’Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC (meglio conosciuta come World Trade Organization, WTO in inglese) è un'organizzazione internazionale delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, creata allo scopo di supervisionare numerosi accordi internazionali relativi al commercio tra i 150 stati membri.

Il WTO è stato istituito nel 1995, alla conclusione dell'Uruguay Round, i negoziati che tra il 1986 e il 1994 hanno impegnato i paesi aderenti al GATT[45] ed i cui risultati sono stati sanciti nell"Accordo di Marrakech[46]" del 15 aprile 1994.

Il WTO ha assunto, nell'ambito della regolamentazione del commercio mondiale, il ruolo precedentemente detenuto dal GATT: di quest'ultimo ha infatti recepito gli accordi e le convenzioni adottati con l'incarico di amministrarli ed estenderli.

Obiettivo generale del WTO è quello dell'abolizione o della riduzione delle barriere tariffarie al commercio internazionale; a differenza di quanto avveniva in ambito GATT, oggetto della normativa del WTO sono, però, non solo i prodotti dell’agricoltura ( Agreement on agriculture – AoA), bensì anche i prodotti industriali ( Non agricultural market access – NAMA), i servizi (General agreement on trade in services – GATS), i brevetti e la proprietà intellettuale (Trade-related aspects of intellectual property rights – TRIPS).

Tutti questi accordi si basano su alcuni principi di fondo. Tra questi ricordiamo in primo luogo il Single Undertaking[47], letteralmente presa unica, in base al quale un paese membro della Wto si impegna a sottoscrivere e rispettare tutti gli accordi che compongono la stessa Wto. Questo principio è particolarmente svantaggioso per i paesi più poveri, che basano spesso le loro economie sull’esportazione di poche (talvolta solo una o due) materie prime o prodotti agricoli. Per poter esportare questi prodotti cercando di evitare dazi e tariffe, questi paesi si trovano costretti ad aderire alla Wto.

In base al principio del Single Undertaking devono però accettare di partecipare a tutti gli altri negoziati, nei quali non hanno alcun interesse verso una maggiore liberalizzazione, che li priva progressivamente della loro libertà di decidere e della loro sovranità nazionale.

Molto spesso i paesi più poveri si trovano quindi costretti ad una mera posizione difensiva in quasi tutti i negoziati, nei quali a dettare l’agenda sono i giganti occidentali e le loro imprese multinazionali.

Un secondo principio fondamentale della Wto è quello denominato Most Favoured Nation, secondo cui ogni membro della Wto deve essere considerato da tutti gli altri alla stregua della nazione più favorita. Se un paese accorda un qualche trattamento commerciale particolare ad un altro paese membro, allora le stesse condizioni devono automaticamente valere per tutti gli altri paesi. Questo in pratica significa che nella Wto è molto difficile accordare delle clausole particolari per i paesi più poveri, ad esempio stabilire un canale preferenziale per favorire alcune esportazioni di assoluta importanza per le loro economie.

Un ulteriore principio che sfavorisce pesantemente i paesi più deboli è quello

denominato National Treatment[48], o trattamento nazionale. In base al National Treatment un paese non può trattare un’impresa estera meno bene di una nazionale. Questa seconda clausola rende quindi praticamente impossibile per gli stati membri accordare una qualche preferenza alle proprie imprese, anche se queste operano in settori cruciali per lo sviluppo del paese stesso o sono sottoposte ad una dura concorrenza dalle multinazionali straniere.

Un governo che decidesse di aiutare una propria compagnia nascente in un settore chiave per l’economia o lo sviluppo del paese potrebbe essere accusato di violare i principi del libero commercio, secondo il quale a decidere sono solo il mercato e la concorrenza.

Come quindi avviene per il FMI anche per il WTO le critiche non mancano.

L'Unicef[49] ha notificato che ogni anno muoiono per fame 5,6 milioni di bambini. Secondo la FAO (Food and Agricultural Organization) sono circa due miliardi gli esseri umani che soffrono la fame. Muoiono perché l'economia dei loro paesi è nelle mani dell'élite ricca occidentale, che attraverso le Corporation attua politiche economiche attente soltanto a produrre profitti. Centinaia di milioni di persone soffrono la fame perché gran parte del terreno arabile viene oggi utilizzato per la coltivazione di cereali ad uso zootecnico piuttosto che per cereali destinati all'alimentazione umana.

La FAO ha più volte fatto appello ai governi dei "paesi in via di sviluppo" per indurli ad abbandonare le politiche agricole imposte dal FMI e dal WTO, che per il popolo equivalgono alla morte.

Assumere il controllo mondiale del cibo equivale ad acquisire un potere immenso di vita e di morte. Le Corporation che controllano il mercato delle varietà vegetali stanno sperimentando il modo di sostituire le varietà naturali con ibridi elaborati su princìpi chimici. La Fondazione Rockefeller[50] è riuscita ad appropriarsi del 95% delle più comuni coltivazioni di cereali, e punta a rendere il settore sempre meno variegato e sempre più ibridato. Queste stesse persone, avendo anche il controllo della ricerca scientifica, impediscono che vengano fatti studi approfonditi sugli Ogm. Oggi il 90% del commercio di prodotti alimentari è nelle mani di pochissime transnazionali: Nestlé, Unilever, Monsanto, Cargill, Archer Daniel Midlands, Procter & Gamble e Kraft/Philip Morris.

Gli interessi di queste Corporation sono protetti ed estesi grazie anche al WTO che non è altro che un ente privato che non rispetta le leggi internazionali, e possiede propri giudici e avvocati. I suoi giudici decidono del commercio internazionale, e spesso sono gli stessi avvocati delle Corporation.

La Wto detiene anche il potere giudiziario atto a fare applicare gli accordi e di comminare pesanti sanzioni economiche e commerciali a chi non li rispetta, distinguendosi in questo dalle Nazioni Unite e dalle sue agenzie, se si eccettua il Consiglio di Sicurezza.

Quando uno stato reputa che un altro paese abbia una legge o una norma che limita gli accordi di libero scambio della Wto e che lo danneggia, può chiedere a questo paese di abrogare quella norma. Se il secondo paese si rifiuta, il primo può rivolgersi all’Organo di Risoluzione delle Dispute, o Dispute Settlement Body (DSB), sorta di tribunale interno alla Wto. Il DSB è composto da tre o cinque membri nominati direttamente dalla stessa Wto e da esperti di questioni commerciali ed economiche, che si riuniscono a porte chiuse per dirimere le controversie tra paesi.

Oltre alla grave mancanza di democrazia e trasparenza di questo procedimento e al fatto che in diverse situazioni questi esperti di commercio sono stati chiamati a decidere su tematiche che riguardavano in primo luogo la tutela dell’ambiente o il rispetto di diritti sociali fondamentali, ancora una volta sono i paesi più poveri a essere maggiormente penalizzati. Il ricorso al DSB, infatti, necessita di grandi risorse economiche e di competenze tecniche in materia legislativa e giuridica.

Mentre le grandi potenze occidentali hanno a disposizione decine di specialisti che lavorano a tempo pieno su queste tematiche e possono permettersi di sostenere alti costi, la situazione è completamente diversa per i piccoli paesi, che sovente alla Wto hanno un solo rappresentante che deve seguire l’insieme dei negoziati, e che non potrebbero assolutamente sostenere il costo di un processo e dell’eventuale appello.

Per questo motivo i casi che arrivano al DSB sono relativamente pochi.

Spesso è sufficiente la minaccia di intentare un’azione da parte di una potenza economica, perché un paese del Sud particolarmente povero decida di modificare la propria legislazione pur di evitare di incorrere in sanzioni o di dover sostenere i costi del processo, anche se la legislazione era stata promossa nell’interesse dei propri cittadini o dell’economia nazionale. Considerando inoltre i rapporti di sudditanza legati al fardello del debito estero che tuttora strangola questi stessi paesi e la dipendenza dagli aiuti internazionali, è molto difficile, per non dire impossibile, che una piccola realtà del Sud del mondo osi portare avanti una causa commerciale contro un paese ricco.

Il Wto si impone come organizzazione a cui ogni paese deve aderire se vuole far parte del mercato internazionale, quindi, nonostante i rischi, vi hanno aderito 150 paesi, che devono accettare le regole a favore delle Corporation.

Per fare un esempio, l'UE da anni paga 130 milioni di euro l'anno per poter rifiutare i vitelli americani, ingrassati con l'ormone della crescita e alcuni prodotti Ogm. I giudici hanno deciso che il torto era della Ue, nonostante si trattasse di tutelare la salute dei cittadini europei. Un altro esempio è quello dei farmaci indiani: il governo indiano forniva farmaci a basso costo ai poveri del mondo, ma a causa delle regole del Wto non può più farlo. I farmaci indiani erano simili a quelli già brevettati dalle grandi case farmaceutiche (esempio la Novartis), e in ottemperanza al principio secondo cui non è possibile la vendita di medicine a prezzi più bassi di quelli delle transnazionali, non sarà più possibile salvare la vita di quei poveri che non possono pagare i farmaci a prezzi alti.

A dispetto di ciò, il WTO risulta sulla carta una delle organizzazioni più democratiche del mondo. A differenza delle Nazioni Unite, dove esiste un consiglio di sicurezza in cui cinque Paesi hanno diritto di veto,o della Banca Mondiale e FMI, dove i Paesi che possiedono più quote hanno diritto a più voti, nella WTO ogni Stato possiede un voto. Il problema è però di sostanza, non di forma: raramente nel WTO si ricorre ai voti, la parola d’ordine è il consenso.

Nonostante l’abbattimento delle barriere doganali professato dal WTO i paesi poveri del Sud del mondo, nonostante siano membri dell’Organizzazione, non hanno le garanzie necessarie che i loro prodotti per l’esportazione abbiano accesso ai mercati dei paesi ricchi o di quelli emergenti come il Brasile.

Un esempio significativo che rispecchia i controsensi della politiche del WTO è rintracciabile nel libro intitolato “Tutte le bugie del libero commercio[51] che analizza il commercio di un prodotto come il cacao.

L’Europa applica dei dazi del 9% sull’importazione di fave i cacao, ma del 30% sulla cioccolata lavorata. Questo significa che i Paesi del Sud possono esportare facilmente in Europa le fave grezze. Alla cioccolata lavorata, invece, prima di arrivare nei mercati europei viene applicato un dazio, ovvero un aumento del prezzo, del 30%. Le tavolette di cioccolato prodotte direttamente in Europa, invece, non subiscono questo incremento di prezzo.

Le deboli industrie dei Paesi del Sud devono quindi competere con le grandi imprese europee dovendo fare fronte, oltre alla mancanza di capitali, al maggior costo dei trasporti e di altri fattori, anche ai vincoli economici e tariffari imposti dall’Europa. In pratica, per i Paesi del Sud diventa molto difficile, se non impossibile, riuscire a esportare cioccolata.

Il risultato è che Paesi come il Ghana e la Costa d’Avorio sono leader nella produzione della materia prima, mentre la Germania nella sua lavorazione. Questo processo di maggiorazione delle tariffe e dei dazi all’aumentare del grado di lavorazione di un prodotto è noto come escalation tariffaria. La conseguenze sono che i Paesi del Sud non sviluppano alcuna industria di trasformazione, limitandosi a vendere le materie prime, il cui prezzo è in costante caduta verticale, alle grandi imprese multinazionali occidentali che le trasformano rivendendole sui mercati di tutto il mondo e guadagnandoci parecchio.

C’è chi ha provato a quantificare con modelli econometrici il costo pagato in termini di ricchezza persa dai paesi più poveri in seguito alle politiche di liberalizzazione commerciale promosse negli ultimi decenni.

I risultati delle analisi econometriche commissionate dalla Ong inglese Christian Aid[52] suggeriscono che in seguito alla liberalizzazioni commerciali degli anni ’80 e ’90 le importazioni siano tendenzialmente cresciute più velocemente delle esportazioni. Tutto ciò ha generato perdite quantificabili in termini di reddito per alcuni dei paesi più poveri al mondo.

Il rapido aumento delle importazioni ha messo fuori mercato i produttori locali, in seguito all’arrivo significativo di nuovi prodotti, più economici e più adatti alla commercializzazione, nei mercati nazionali. Per i contadini questo ha significato produrre meno o vendere a prezzi più bassi, perdendo una fetta importante del proprio reddito. Per coloro che producono altre merci l’impatto è stato in alcuni casi la fine del proprio business. Come dimostrano le analisi dell’UNCTAD[53] delle Nazioni Unite, in seguito alla liberalizzazione le importazioni di derrate alimentari sono aumentate percentualmente rispetto all’import complessivo, mentre la quota di macchinari importati è diminuita, testimoniando la crisi del settore industriale in termini di produttività e posti di lavoro.

Inoltre, sul fronte dell’export la domanda di prodotti ad esempio che i paesi dell’Africa sub-Sahariana sono in grado di esportare (principalmente materie prime) è cambiata ben poco, con il risultato che ci sono stati margini ristretti di aumento dell’export, fatta eccezione per il petrolio.

Dopo dieci anni, la Wto sembra avere completamente fallito gli obiettivi esposti

nel suo stesso atto costitutivo. Non solo le promesse relative allo sviluppo, alla piena occupazione ed alla tutela ambientale non sono state mantenute, ma la strada intrapresa sembra andare in direzione decisamente opposta. Stiamo assistendo ad una “corsa verso il fondo” a livello globale per quanto riguarda l’ambiente e la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e dei cittadini.

Gli stati sono chiamati ad eliminare qualsiasi legislazione che possa ostacolare il libero commercio. In primo luogo sono gli stessi accordi presi in sede Wto a limitare progressivamente lo spazio di manovra politica delle singole nazioni.

In maniera ancora più generale, però, i paesi sono costantemente impegnati in una concorrenza reciproca nel tentativo di accaparrarsi e mantenere il cosiddetto vantaggio comparato[54] sul piano internazionale. Questo significa una progressiva tendenza al ribasso delle tutele legislative ambientali e sociali, per diminuire i costi di produzione o per attrarre capitali esteri.

8. LA MENZOGNA DEL LIBERISMO

Il giornalista Blondet in un articolo[55] di qualche mese fa critica apertamente i dogmi del liberismo, effettuando delle puntualizzazioni sconvolgenti e citando dati ufficiali ancora più eclatanti.

L’articolo comincia proprio così: “«La crescita economica riduce la povertà!», esulta la Banca Mondiale (di Wolfowitz), esibendo le statistiche sull’Asia sud-orientale.”

In pratica Wolfowitz non fa altro che enfatizzare la globalizzazione come benefica, il commercio libero e senza ostacoli come la condizione preliminare per ridurre la povertà, il liberismo come la risposta giusta a tutti i bisogni umani.

Ma se questo fosse vero, come si domanda l’autore dell’articolo, i poveri dovrebbero essere in procinto di arricchirsi soprattutto in Gran Bretagna e in USA, i due Paesi dove la dottrina liberista di Adam Smith viene applicata con più rigore ideologico.

In Inghilterra, i dati ufficiali dimostrano che il numero dei bambini in condizione di povertà è cresciuto di altri 200 mila.

Ormai i bambini poveri, che crescono in famiglie povere, sono 3,8 milioni, il 30% di tutta l’infanzia britannica.

Negli Stati Uniti, la nazione più prospera della Terra e della storia la situazione non è tanto diversa e prospera.

Gli USA contiene il 6% della popolazione mondiale e consuma il 25% delle risorse e delle merci planetarie.

Da una analisi del 2004 dell’US Census Bureau[56] risulta che 60 milioni di americani vivono con 7 dollari al giorno.

Ciò significa che un americano su cinque campa con 2.555 dollari l’anno.
I salari non controllati, «liberi», i soli disponibili a questa popolazione, non sono aumentati dal 1972.

Di conseguenza, 25 milioni di americani dipendono dai «buoni-cibo», i ticket emessi da Comuni e Province (Contee) che consentono di acquistare generi di prima necessità con lo sconto.

Negli Stati Uniti, intanto, l’1% più ricco della popolazione ha visto raddoppiare le sue ricchezze e redditi rispetto agli anni ‘60, e da solo accaparra il 16% del reddito nazionale.

Secondo la Banca Mondiale persino l’Africa sub-sahariana sta uscendo dalla miseria, grazie al commercio globale delle sue merci.

Tutto ciò, s’intende, in senso relativo, poichè oggi questa parte dell’Africa conta il 30% dei «poveri estremi» del pianeta, contro l’11% che contava nel 1981, e il 19% del 1990.

Fortemente critici nei confronti del liberismo sono due personaggi americani, che insieme hanno deciso di scrivere un libro.

Essi sono: Ralph Gomory è stato un protagonista del libero mercato globale, un matematico per formazione, da vice-presidente della IBM, ha contribuito all’espansione planetaria della multinazionale e alla marea di «delocalizzazioni» (outsourcing), spargendo lavorazioni ad alta tecnologia in tutto il mondo, là dove i salari erano più bassi, e di conseguenza chiudendo posti di lavoro in USA per distribuirli nel mondo.

Una volta a riposo, ha cominciato a riflettere sulle contraddizioni, gli effetti sociali e le menzogne del dogma liberista a cui ha creduto.

Oggi, presidente di un think tank (Alfred P. Sloan Foundation), ha deciso di sfidare il dogma.

L’atro personaggio è l’economista William Baumol, ex presidente dell’American Economic Association.

I due hanno deciso di scrivere un saggio dal titolo “Mercato globale e interessi nazionali in conflitto[57].

Risulterebbe difficile immaginare un ex presidente IBM e un economista americano come «protezionisti arretrari».

Il loro libro sfata i miti del globalismo che ancora ci predicano i guru del Wall Street Journal e dell’Economist: che il libero mercato unico globale sia «naturale» e «inevitabile»; che sia il modo migliore per allocare i capitali; che in esso alla fine vinceranno tutti, anche gli euro-americani che oggi perdono il lavoro a favore dei cino-indiani, perché «l’alta marea solleva tutte le barche».

Tutto ciò secondo i due autori è completamente falso. Nel mercato globale c’è chi perde, e chi perde in modo definitvo. E a perdere sono le società occidentali.

Secondo i sostenitori del liberismo i loro dogmi permettono a paesi come Cina e Corea di guadagnare in crescita del PIL, le multinazionali americane fanno profitti crescenti, i consumatori mondiali godono di prezzi calanti, i poveri del Terzo Mondo diventano meno poveri.

Ma è anche vero è che le lavorazioni, le specializzazioni e dunque i posti di lavoro ad alto valore aggiunto dell’Occidente, con gli alti stipendi relativi, spariscono.

Dice ancora Gomory: «Altre nazioni avanzate (riferendosi alla Francia) hanno politiche industriali nazionali sofisticate, e pressioni culturali e politiche, che obbligano le loro imprese ad aderire più strettamente all’interesse nazionale».

I due anti-liberisti inoltre ritengono che le due suddette misure (riduzione drastica delle importazioni e disciplina delle multinazionali) debbono essere applicate insieme, poiché ovviamente se si tassano le multinazionali che delocalizzano senza vietare loro l’importazione dei beni prodotti fuori, esse semplicemente delocalizzeranno anche la sede.

La novità di questo libro, e naturalmente delle idee degli autori, è che ha suscitato grande interesse soprattutto tra la classe politica americana, tanto che le loro idee sono state riprese dal lobbista Leo Hindery[58]e diffuse in una fondazione culturale da lui stesso creata, la Horizon Project. Questa fondazione servirà a rieducare i politici, che sono sotto l’influenza dell’Hamilton Project, il gruppo di pensiero creato da Robert Rubin, già segretario al Tesoro sotto Clinton, per diffondere la dottrina del laissez-faire.

L’Horizon Project ha ovviamente già suscitato contro di sé potenti nemici, ma, fatto incredibile, vi hanno aderito un numero non indifferente di manager d’alto livello, presidenti, amministratori delegati anche di multinazionali.

Segno di una svolta tra i poteri alti allo scopo di far cadere i dogmi liberisti?

L’ideologia dl mercato prevalente insegna che i soldi sono ciò che conta, è questo il modo per misurare il successo, e dovremmo organizzare la politica in accordo con i dettami del mercato.

Il successo individuale o il successo dello sviluppo di una nazione viene misurato quantitativamente in termini di “quanta roba hai”, anziché qualitativamente, in base alle relazioni con le altre persone e con il mondo naturale.

Gli indiani Cree avevano capito che ci sono cose molto più importanti del denaro nella vita. Dicevano:

“Solo quando è morto l’ultimo albero

e l’ultimo fiume è stato avvelenato

e l’ultimo pesce è stato catturato

noi ci accorgeremo che non possiamo nutrirci di denaro “[59].



[1] PAMIO M., Il lato oscuro del Nuovo Ordine Mondiale, Macroedizioni, Forlì-Cesena (2004)

[2] NWO: New World Order, sarebbe l’acronimo inglese di Nuovo Ordine Mondiale.

[3] DE MICHELIS C.G.; Il manoscritto inesistente, Saggi Marsilio, Venezia (1998)

[4] Giuseppe Cosco è un investigatore privato professionista e direttore del Centro di Intelligence e di investigazioni Speciali (CIIS). Direttore regionale e docente di “Analisi della Scrittura” presso la sede calabrese della Società Internazionale di Psicologia della Scrittura (SIPS) – Milano. Condirettore della sezione calabrese dell’Istituto di Indagini Psicologiche (IIP) – Milano.

[5] http://www.nwo.it/signori.html

[6] COHN N., Licenza per un genocidio. I "Protocolli degli Anziani di Sion". Storia di un falso, Einaudi, Torino (1969).

[7] http://www.nwo.it/signori.html

[8] fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), ovvero una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi

[9] INTROVIGNE M., Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle due società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e demoni, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2005

[10] David Icke, da molti anni studioso di storia segreta e cospirazioni, è un giornalista e conferenziere di fama mondiale che ha lavorato per la BBC e prestigiosi giornali. Il compito che si è proposto è di informare il pubblico su quelli che sono gli intrighi, i complotti, i ‘dietro le quinte’ che hanno lo scopo di tenere l’umanità “imprigionata”.

Icke ha milioni di lettori e il suo sito Internet è uno dei più visitati al mondo. Le notizie che diffonde costituiscono una significativa alternativa all’informazione ufficiale.

[11] ICKE D., E la verità vi renderà liberi , Macro Edizioni, Folì-Cesena (2001)

[12] HEYMANN H, ; Plan for permanent peace, Harper & Brothers, New York, p. 78.

[13] Tratto dal Rapporto annuale del RIIA 1992-93

[14] maggior informazioni sono rilevabili nel libro di SALBUCHI A., El Cerebro del Mundo: la cara oculta de la Globalización , Ediciones del Copista, Córdoba , Argentina (2003).

[15] LINK: http://money.cnn.com/magazines/fortune/

[16] Adrian Salbuchi è ricercatore, scrittore e relatore; è conduttore del talk show "El Traductor Radial" a Buenos Aires e fondatore del Movimento per la Seconda Repubblica Argentina ("Moviemiento por la Segunda Republica Argentina")

[17]VAN HELSING J., Le Società segrete e il loro potere nel Ventesimo secolo, ed. Andromeda

[18] American Committee for United Europe

[19] l’American Free Press è un settimanale americano fondato nel 2001, come successore di un altro settimanale, The Spotlight

[20] sito ufficiale : www.trilateral.org

[21] BRZEZINSKI Z., Between Two Ages. Americas Role in the Technetronic Era, Viking Press, New York, (1969)

[22] sito internet ufficiale dell’organizzazione: www.clubofrome.org

[23] MEADOWS D. L., The limitis to growth, Universe Books, New York, (1972).

Il rapporto sui Limiti dello sviluppo fu commissionato al Massachusetts Institute of Technology (MIT) dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972. Donella Meadows ne fu l'autrice principale. Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3, predice le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana.

[24] tradotto: Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza statunitense e gli interessi internazionali

[25] il PNAC è consultabile al link: http://www.newamericancentury.org/

[26] Wolfowitz è stato presidente della Banca Mondiale, ma è famoso anche per essere stato, in qualità di vice-segretario alla difesa, il principale architetto della politica estera dell'amministrazione di George W. Bush, che nel 2003 ha portato alla guerra in Iraq. Il 17 maggio 2007 si è dimesso dall'incarico alla Banca Mondiale; il suo mandato si protrarrà fino al 30 giugno 2007.

[27] Jeb Bush è il fratello minore dell'attuale presidente statunitense George W. Bush, ed attualmente occupa la carica di 43° governatore della Florida.

[28] R.Perle è un intellettuale neoconservatore.

[29] Robert Bork è senior fellow dell’American Enterprise Institute di Washington.

[30] L’intero documento è consultabile al link:

http://www.newamericancentury.org/RebuildingAmericasDefenses.pdf

[31] Mackay è uno degli editorialisti del giornale scozzese Sunday Herald

[32] sito internet ufficiale: www.imf.org

[33] tratto dal sito del Ministero degli Affari Esteri, link:

http://www.esteri.it/Ita/4_28_65_65.asp

[34] molto impegnata in tal senso risulta Mani Tese, Ong di sviluppo ed ente morale dotato di statuto consultivo speciale presso l’ECOSOC alle Nazioni Unite, promotrice della Campagna per la riforma della Banca mondiale (CRBM)

[35] STIGLITZ J., La globalizzazione e i suoi oppositori Torino, Einaudi, Torino (2002)

[36] il baht è la moneta ufficiale della Thailandia; 1 euro vale 49,34 baht; 1 $ vale 40,99 baht.

[37] Per ulteriori dettagli leggere il World Bank Policy Research Bulletin, Agosto-Ottobre 1993, volume 4, numero 4.

[38] Waghington Consensus è un’espressione coniata da Joseph Stiglitz per sottolineare la grave mancanza di autonomia delle attuali istituzioni economiche internazionali, a partire dal Fondo monetario, nei confronti della superpotenza americana. La stessa espressione può essere usata per denunciare l'altrettanto grave mancanza di autonomia delle istituzioni politiche e giuridiche internazionali, anzitutto delle Nazioni Unite.

[39] bimensile di politica globale ed economia, sito internet: www.foreignpolicy.com

[40] Letteralmente “fondi avvoltoio": si tratta di fondi comuni, soprattutto americani, specializzati nell'investimento in società fallite. Tali fondi puntano sul capital gain ottenibile in seguito alla loro ristrutturazione.

[41] un “fondo di mercati emergenti” che crebbe del 100% sulle obbligazioni argentine durante l’ultimo panico valutario del 1995.

[42] Free Trade Area of the Americas (FTAA)

[43] Mercato dell'America del sud

[44] Lo swap, nella finanza, appartiene alla categoria degli strumenti derivati, e consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti.

[45] General Agreement on Tariffs and Trade (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio, meglio conosciuto come GATT)

[46] Recepisce i risultati dei negoziati commerciali multilaterali dell'Uruguay round e contiene l'Accordo che istituisce l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

[47] Si tratta del meccanismo che prevede che tutti gli accordi relativi ai diversi temi dell’agenda negoziale siano sottoscritti nell’ambito di un unico maxi-accordo, senza la possibilità, per i paesi membri Wto, di accettare solo alcuni di essi.

[48] Il cosiddetto Trattamento nazionale (National Treatment) si traduce nel trattare prodotti stranieri e nazionali allo stesso modo. Questo ovviamente vale anche per i servizi, i marchi, copyrights e brevetti.

Questo principio è indicato nell'art. 3 del GATT, nell'art.17 del GATS e nell'articolo 3 dei TRIPS. Si applica una volta che un prodotto è entrato in un mercato, perciò tasse sull'importazione non sono considerati violazione al trattamento nazionale e rientrano nelle tariffe, al cui abbattimento ha lavorato per cinquant'anni il GATT.

[49] Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, anche UNICEF (già United Nations Children's Emergency Fund, e dal 1953 United Nations Children's Fund) è un'agenzia delle Nazioni Unite fondata l'11 dicembre 1946 per aiutare i bambini vittime della Seconda Guerra Mondiale.

[50] la Fondazione Rockefeller (Rockefeller Foundation) è una organizzazione filantropica statunitense sostenuta da finanziamenti pubblici e privati.

Fu creata nel 1913 da John Davison Rockefeller Senior (1839 – 1937)) e da suo figlio John Davison Rockefeller jr (1874-1970), proprietari della società petrolifera Standard Oil, con lo scopo dichiarato di promuovere il benessere del genere umano in tutto il mondo. Il sito internet ufficiale della fondazione è www.rockfound.org

[51] a cura di CRBM/Manitese, Tutte le bugie del libero commercio , Terredimezzo Editore (2005)

[52]The Economics of failure. The real cost of ‘free trade’ for poor countries”, Christian Aid briefing paper, Londra, Giugno 2005. Il lavoro si basa sui risultati di uno studio commissionato ad esperti in econometria, rivisto da un panel di professori universitari. Il modello utilizzato ha considerato gli impatti della liberalizzazione commerciale su 32 paesi, principalmente africani. I dati utilizzati sono stati presi da rapporti ufficiali di Banca mondiale, FMI, Nazioni Unite e da lavori accademici.

[53] UNCTAD sarebbe il Congresso delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (United Nations Conference on Trade and Development, anche UNCTAD) cioè un ente intergovernativo permanente delle Nazioni Unite istituito nel 1963. Il Congresso è l'organo principale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per gli aspetti legati al commercio, agli investimenti e allo sviluppo.

[54] Una situazione in cui gli individui vengono impiegati in settori in cui svolgono la propria attività meglio di altri. Il vantaggio comparato implica che gli individui si specializzino nei settori in cui mostrano particolari competenze.

[55] Consultabile al link:

http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1937¶metro=%20economia

[56] Lo United States Census Bureau (ufficialmente Bureau of the Census) è una parte dello United States Department of Commerce. La sua missione è definita nella Costituzione degli Stati Uniti, la quale ordina che la popolazione venga contata almeno una volta ogni dieci anni (attraverso l'U.S. Census), e di conseguenza determinato il numero di Deputati nel Congresso per ogni stato. È anche incaricato di raccogliere statistiche riguardo la nazione, i suoi abitanti e l'economia. Il sito internet ufficiale è: www.census.gov .

[57] GOMORY R. e BAUMOL W., Global Trade and Conflicting National Interests, MIT Press, Cambridge and London (2000)

[58] Hindery è amministratore delegato della maggior compagnia USA di TV via cavo e lobbista per il partito democratico.

[59] MANDELBAUM D.G., The Plains Cree: An Etthographic Historical, and Comparative Study, Canadians Plains Reserch Center, Regina (1979)