Questo blog è stato realizzato da Salvatore Tamburro allo scopo di esporre la sua tesi di laurea in Economia e Commercio, dal titolo:  "La  Banca d'Italia, il Signoraggio e il Nuovo Ordine Mondiale".  "Essenzialmente, l'attuale creazione di denaro ex nihilo operata dal sistema bancario e' identica alla creazione di moneta da parte di falsari. In concreto, i risultati sono gli stessi. La sola differenza e' che sono diversi coloro che ne traggono profitto" (M. Allais, premio Nobel per l'Economia 1988)

29/07/07

TESI - Conclusioni

CONCLUSIONI

Molte delle cose che circondano la nostra vita sembrano essere decise da qualcun altro. Eppure ci riguardano personalmente, poiché influiscono direttamente sulla nostra esistenza.

Gli esempi sono all’ordine del giorno: il livello dei salari troppo bassi, l’aumento della soglia di povertà, le spese per le medicine imposte dalle case farmaceutiche, il prezzo di ogni barile di petrolio inquinante, l’acquisto di una casa, l’essere costretti a girovagare alla ricerca di un lavoro che non sia precario, ammesso che si abbia la fortuna di trovarne uno; tutte cose che i rappresentanti del potere dovrebbero tener conto, poiché influiscono direttamente sulla vita di ciascun essere umano.

Tutto ciò significa vivere nell’illusione di una democrazia. Il popolo dovrebbe essere partecipe delle decisioni prese a livello politico, economico e sociale, invece allo stato attuale delle cose il cittadino non è che una vittima consenziente, costretto ad adattarsi a ciò che gli viene proposto, proprio perché lo scopo degli “eletti” è quello di far credere che questa sia l’unica strada realizzabile, precludendo tutte le possibili alternative.

Come per il livello dei salari: il bivio che si pone è tra accettare un lavoro precario, sottopagato, senza orizzonti futuri, oppure perseguire la strada nella speranza di trovare qualcosa di più appagante, anche perché, pur rifiutandosi, ci sarà sempre un altro disposto ad accettare la misera paga offerta; ed ecco allora che troviamo ingegneri indiani che finiscono a fare da badanti ad anziani nei Paesi più ricchi, fuga di cervelli che evadono verso Paesi in cui la ricerca ha un valore importante precludendo la possibilità che il progresso scientifico abbia un punto di partenza locale, giovani laureati che finiscono a servire pizze al ristorante invece di dedicarsi a ciò che hanno imparato per tutta una vita sui libri.

Una attenta analisi per quanto riguarda l’Italia e stata esposta il 23 maggio 2007 dal Presidente dell'Istat Luigi Biggeri, alla presenza del Presidente della Camera Fausto Bertinotti, illustrando la 15a edizione del Rapporto annuale sulla situazione del Paese[1].

L’Italia che ne è emerge è un sistema "eterogeneo e vulnerabile", che nel 2005 ha mostrato in pieno tutte le sue debolezze, non riuscendo ad agganciare la crescita mondiale ma nemmeno quella europea, decisamente più debole. Un sistema che, non andando avanti, si ripiega su se stesso, accentuando disuguaglianze e stagnazione economica e sociale. La struttura dimensionale italiana - si legge nel Rapporto - continua a modificarsi con estrema lentezza: rispetto al 2003, la dimensione media è rimasta ferma a 3,8 addetti per impresa (era 3,7 nel 1999). Impercettibile anche la variazione del numero di addetti per classe dimensionale: "la quota delle imprese con meno di 10 addetti scende dal 46,7 al 46,6% del totale (47,5% nel 1999) mentre quella delle imprese con 250 addetti e oltre sale dal 20 al 20,1% (contro il 19,7% del 1999). In definitiva, negli ultimi anni dal punto di vista dimensionale non è cambiato nulla.

Sempre dai dati ufficiali Istat si evince che nella media dell'Ue25 livelli di istruzione più elevati assicurano ai giovani maggiori probabilità di occupazione. Non in Italia però, dove invece il tasso di occupazione dei giovani di età tra i 20 e i 29 anni con un livello di istruzione secondario è pari al 53,3% (tra i più bassi d'Europa) mentre quello dei giovani laureati si riduce al 50,2% (il più basso in assoluto, inferiore di oltre 25 punti percentuali a quello medio dell'Ue25). L'Italia è l'unico Paese europeo nel quale il tasso di occupazione dei laureati tra i 20 e i 29 anni è inferiore a quello dei coetanei con un livello di istruzione inferiore.

Lo stesso senso di trascuratezza e di imposizioni dall’alto valgono anche per il petrolio: siamo costretti ad accettare l’oro nero, divenuto ormai lo scopo delle più feroci rappresaglie militari realizzate con la scusa di estirpare il terrorismo, mascherate sotto il falso nome di “missioni di pace”, ma armati fino ai denti; senza la possibilità di poter scegliere fonti di energia alternative e sicuramente anche più salutari per il pianeta. E nel petrolio si trova un altro grande controsenso: ad esempio quello di un Paese africano come l’Angola, sotto il cui suolo scorrono fiumi di petrolio, ma nonostante ciò il paese resta nella miseria più totale; a causa di governi corrotti collegati con multinazionali come Total, Shell, Exxon ed altre, il cui unico intento è quello di depredare un paese della sua ricchezza più pregiata per ricavarne profitti rivendendolo ai Paesi industrializzati.

Benito Li Vigni è probabilmente il più grande conoscitore di questioni petrolifere in Italia: funzionario dell'Eni per 36 anni e stretto collaboratore di Enrico Mattei, nel libro Le guerre del petrolio opera un'attenta e documentata ricognizione storica nel mondo dell'oro nero che giunge sino alla guerra in Iraq e alle sue profonde motivazioni economiche.

Nel suo libro[2], Li Vigni offre un punto di vista dell’economista statunitense Lyndon La Rouche[3], il quale fu tra i primi a proporre una moratoria sul debito dei paesi in via di sviluppo a metà degli anni settanta, polemizzando contro il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e altre istituzioni sopranazionali come fautrici di un sistema neo-colonialista di usura. La Rouche, una delle personalità più controverse sulla scena politica internazionale, sostiene dal 1994 che il sistema finanziario vigente è in pratica fallito e che occorre sostituirlo con un sistema di concezione radicalmente nuova. La Rouche vede la storia americana come il principale campo di battaglia di uno scontro tra i consumatori della tradizione anticolonialista, in particolare Franklin D. Roosevelt e J.F. Kennedy, creatrice degli Stati Nazionali e quelle forze fautrici della Pax Americana, che di fatto corrispondono agli interessi oligarchici sopranazionali, storicamente acquartierati soprattutto in Inghilterra.

L’economia americana è quella che ancora oggi tira il mondo, magari non più per la produzione ma sicuramente per il consumo, non a caso il 60% del PIL americano è rappresentato proprio dai consumi delle famiglie.

L’America però risulta anche l’esportatrice dei dogmi della globalizzazione.

Da diverso tempo però si alzano voci allarmate sugli effetti della globalizzazione dominata dal profitto finanziario, voci che provengono dagli stessi fautori teorici della globalizzazione.

Tra questi c’è Alan Blinder, ex vicepresidente della Federal Reserve, collaboratore fisso del Council on Foreign Relations, che analizza gli effetti della politica economica statunitense sugli stessi lavoratori americani.

Blinder ha scritto sul Washington Post: «Il libero commercio è bellissimo, ma le delocalizzazioni dei posti di lavoro mi spaventano».

Il commercio mondiale non è solo di merci; anche i servizi vengono venduti e comprati oltre ogni confine.

Siccome la maggior parte dell’economia USA, da tempo de-industrializzata, consiste in servizi, e in lavoratori impiegati di servizi, ciò significa che presto, in pochi decenni, questi posti di lavoro finiranno nei Paesi a basso costo salariale.
Blinder calcola che saranno 40 milioni gli americani che vedranno emigrare i loro lavori in Cina e in India.

Come afferma il Premio Nobel per l’economia, Joseph Stiglitz, a riguardo della globalizzazione[4]: “ È evidente che la globalizzazione, così come è stata praticata finora, non ha realizzato nulla di ciò che avrebbe dovuto. Sicuramente il processo di integrazione economica che è stato sostenuto fino a oggi, non ha un futuro nella promozione dello sviluppo, ma, al contrario, continuerà a creare povertà e instabilità. Alla base del fallimento del Fondo monetario e delle altre istituzioni economiche internazionali che governano la globalizzazione c’è il problema della governance, cioè del modo in cui sono organizzate. Le istituzioni non solo sono dominate dai paesi industrializzati più ricchi, ma le politiche che sostengono riflettono e proteggono gli interessi specifici di questi ultimi a scapito dei paesi in via di sviluppo. È arrivato il momento di cambiare le regole alla base dell’ordine economico internazionale e operare un ripensamento radicale del modo in cui la globalizzazione è stata gestita. Senza riforme la reazione violenta che è già cominciata si farà ancora più aspra e il malcontento nei confronti della globalizzazione non potrà che crescere.

Eclatante è l’opera autobiografica realizzata dal banchiere John Perkins.

Il fatto che un banchiere intitoli le sue memorie "Confessioni di un sicario dell'economia"[5] è già clamoroso. Ma ciò che il banchiere John Perkins rivela nel suo libro, "Confessions of an economic hit man" è spaventoso: racconta di essere stato arruolato dal governo Usa allo scopo di risucchiare a favore degli Stati Uniti le ricchezze di paesi poveri, e ciò "attraverso manipolazioni economiche, tradimenti, frodi, attentati e guerre".

Le rivelazioni di Perkins gettano una luce del tutto nuova anche sulle motivazioni dell'invasione dell'Irak.

Perkins dice di essere stato reclutato quando era ancora studente, negli anni '60, dalla National Security Agency[6] (NSA), l'entità più segreta degli Stati Uniti, e poi inserito dalla stessa NSA in una ditta finanziaria privata.

Lo scopo di tutto ciò lo dichiara stesso l’autore tra le pagine del suo libro: "Per non coinvolgere il governo nel caso venissimo colti sul fatto".

Come capo economista della ditta privata Chas.T.Main[7] di Boston con due mila impiegati, Perkins decideva la concessione di prestiti ad altri paesi.
Prestiti che dovevano essere "molto più grossi di quel che quei paesi potessero mai ripianare: per esempio un miliardo di dollari a stati come l'Indonesia e l'Ecuador".

La condizione connessa con il prestito era che in massima parte venisse usato per contratti con grandi imprese americane di costruzioni e infrastrutture, come la Halliburton[8] e la Bechtel[9] (strutture petrolifere).

Queste ditte costruivano dunque reti elettriche, porti e strade nel paese indebitato; il denaro prestato tornava dunque in Usa, e finiva nelle tasche delle classi privilegiate locali, che partecipavano all'impresa. Al paese, e ai suoi poveri, restava lo schiacciante servizio del debito, il ripagamento delle quote di capitale più gli interessi.

Secondo Perkins, i problemi che abbiamo di fronte oggi non sono il risultato di istituzioni maligne, ma derivano invece da una concezione erronea dello sviluppo economico. Il difetto non sta nelle istituzioni in quanto tali, bensì nella nostra percezione del modo in cui funzionano e interagiscono fra loro e del ruolo svolto dai loro manager.

L’ex banchiere ritiene che quelle reti mondiali di distribuzione e telecomunicazione così efficaci potrebbero essere impiegate per attuare cambiamenti positivi e ispirati a valori di solidarietà.

Come ribadisce più volte nelle sue conferenze Kevin Danaher[10], la vera democrazia globale si realizzerà, non nella forma di supergoverni centralizzati e sovranazionali, ma tramite una federazione transnazionale di comunità locali che hanno ripreso i propri poteri. Queste istituzioni radicate localmente e partecipative costruiranno la società civile in cui le tecnologie verranno mobilitate, non per aumentare i profitti privati, ma per garantire un maggior potere di comunicare, di dibattere, di elaborare politiche, di vigilare sui dipendenti pubblici che attuano scelte politiche della popolazione.

Ovviamente tutto ciò sembra utopistico. Ma un pensiero utopistico, se unito a strategie pratiche, diventa qualcosa di positivo, non di negativo.


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RINGRAZIAMENTI

E' quanto mai doveroso ringraziare tutti coloro che, in diversa misura, mi sono stati vicini in questi anni di studio, con osservazioni ed incoraggiamenti preziosi.

Ringrazio esplicitamente il Prof. Giuseppe G. Santorsola, docente di Economia degli Intermediari Finanziari, per la sua disponibilità e le sue critiche sempre costruttive, durante la stesura di questo lavoro, lasciandomi piena libertà di ricerca e valutazione, permettendomi di approfondire l'argomento e di conoscere gli aspetti economici e finanziari che riguardano il sistema economico e, in particolar modo, quello bancario.

Sono grato, inoltre, a tutti quegli amici e conoscenti che, attraverso delle discussioni dirette e indirette su svariati argomenti di economia, mi hanno fornito ottimi spunti, incoraggiamenti, notizie interessanti e pareri utilissimi, in particolar modo Sandro Pascucci, Pierluigi Paoletti, il Prof. Galloni, Marco Saba, Sepp Hasselberger.

Infine ringrazio per ultimi, ma non per ordine di importanza, la mia famiglia che mi ha appoggiato durante questi anni di studio, la cara Fiorella, gli amici di sempre: Alessandro, Amedeo e Giovanni; nonché Fabiana, Stefania, Toni, Imma, Francesco, Fabio, Luca, Tommaso, Paolo.

Un ringraziamento particolare va anche a Tobia ed Armando, amici pazienti e riflessivi.



[1] L’intero Rapporto Istat è consultabile al link:

www.istat.it/istat/eventi/2007/rapportoannuale2006

[2] LI VIGNI B,, Le guerre del petrolio, Editori Riuniti , Roma (2004)

[3] La Rouche è considerato una sorta di "candidato perenne" alla presidenza degli Stati Uniti, avendo stabilito il record di tentativi di candidatura consecutivi (ben 8 volte). Dal 1980 ad oggi, si è sempre presentato alle Primarie del Partito Democratico per la nomina del candidato alla presidenza.

[4] Tratto da un’intervista a Joseph Stiglitz a cura di Chiara Pallanch della rivista mensile Lo Straniero

[5] PERKINS J., Confessioni di un sicario dell’economia , Ed. Minimum fax , Roma (2005)

[6] La National Security Agency (NSA), è l'organismo governativo degli Stati Uniti d'America che, insieme alla CIA e all’FBI, si occupa della sicurezza nazionale.

[7] La Chas.T.Main, alla fine degli anni “80 viene comprata dalla Parsons Corporation e nel 1992 cambia il suo nome in Parson Main. (sito di riferimento: www.parsons.com )

[8] La Halliburton è un'azienda multinazionale, con la cui sede si trova a Houston in Texas. Opera in oltre 120 paesi. E' un gruppo specializzato in lavori pubblici e nello sfruttamento dei giacimenti petrolferi americano fondato Erle Halliburton. Vi ha lavorato Dick Cheney.

Sito internet ufficiale: www.halliburton.com

[9] ulteriori informazioni su: www.bechtel.com

[10] Kevin Danaher è co-fondatore del Global Exchange, l’organizzazione per i diritti umani che ha base a San Francisco e si batte per la giustizia politica, sociale e ambientale in tutto il mondo.